Non solo Bibbiano. La storia di Mauro e Maria Chiara. Ecco perché l’affido è una cosa meravigliosa

Cinque figli e la piccola Sara, accolta in affidamento: “Se un giorno potrà tornare a casa avremo vinto tutti”

Una coppia con cinque figli, dai 24 ai 14 anni. Cinque figli più una, arrivata da tre mesi nella loro vita in affidamento, con un decreto del Tribunale dei Minorenni. La storia è quella, bellissima, di Maria Chiara e Mauro, raccontata nei giorni scorsi a Repubblica. Ma questa famiglia, oggi, si sente nell’occhio del ciclone, a causa del tam-tam mediatico seguito ai fatti di Bibbiano. Un tam-tam spesso fatto di generalizzazioni brutali che non rendono giustizia alla intima bellezza di un gesto d’accoglienza tanto importante come l’affido famigliare.

“Oggi per quella storiaccia emiliana – spiegano i due coniugi – sembra che tutti i genitori affidatari siano ladri di bambini. Persone che accolgono un minore in difficoltà per rubare i soldi del contributo. O peggio”. Ma così non è, chiaramente. “La cosa più bella che Mauro e io abbiamo costruito è stata la nostra famiglia. Ci siamo sposati giovanissimi, abbiamo avuto subito i bambini, in pochi anni siamo diventati una tribù. Ma dopo la nascita di Giulia, l’ultima, ho sentito che potevamo aprirci e accogliere nel nostro nucleo figli meno fortunati dei nostri. E accompagnarli per un pezzo di vita”.

Così è stato per Sara, l’ultima arrivata. “Da quando è arrivata – spiegano – ha preso quattro chili. Adora mangiare e cucinare. Ci avevano detto che era una bambina silenziosa e timida, ma dentro casa, invece, parla a macchinetta. A volte la sentiamo ridere, con quelle risate che sarebbero diritto di ogni bambino, allora diventa chiaro il senso di questo affido: dare a Sara una famiglia finché un giorno non potrà tornare nella sua”.

“Una psicologa – spiega Mauro – mi disse che non potevo essere una buona madre attidatarla, perché avevo già troppi figli. Invece Sara rifiorisce ogni giorno perché è inserita in un nucleo sano, pieno, anche, di fratelli e sorelle”.

Nel frattempo, in ambiente protetto, la piccola continua a incontrare la mamma naturale, bisognosa di sostegno psicologico e cure. “Quando le ho viste abbracciarsi – conclude Maria Chiara – e piangere ho provato una grande pena. Se un giorno Sara potrà tornare a casa avremo vinto tutti”.