Perché è ferma la riforma dell’adozione internazionale?

bambiniAdozione“Se mettessero il naso in qualche istituto, si darebbero da far Ha ragione la signora Valeria, una assidua frequentatrice del nostro sito. Chi ha visto la realtà degli orfanotrofi, non riesce più a chiudere gli occhi senza pensare al dramma dei milioni di bambini abbandonati. Ecco, forse prima di accettare un incarico così delicato come quello di ministro o presidente della Commissione per le adozioni internazionali, o membro della Commissione bicamerale dell’Infanzia, o poltrone come quella del Garante per l’infanzia, bisognerebbe fare un’immersione  totale nei problemi su cui poi si avrà il potere di legiferare.

Se l’avessero fatto i nostri governanti, forse la Commissione di studi per le adozioni internazionali voluta dal Ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri non sarebbe naufragata per questioni di etichetta, come vociferano i bene informati nei corridoi di Palazzo Chigi. Pare infatti che chi a livello istituzionale avrebbe dovuto essere invitato, abbia di fatto boicottato la Commissione, facendo naufragare i buoni propostiti della collega. Dispiace verificare invece che anche chi per storia personale dovrebbe avere maggiore sensibilità per i destini di tanti bambini in Africa, vive forse lontano dalla realtà.

Di seguito la lettera della nostra lettrice:

Buongiorno.  Alcuni mesi fa appresi con favore della vostra proposta di legge nella quale per fortuna
per la prima volta si affrontava in maniera costruttiva l’importante tema  dell’affido internazionale. Una possibilità che io ritengo di enorme importanza per famiglie e bimbi non abbandonati, ma che per tante ragioni non hanno la possibilità di crescere nella propria famiglia d’origine. Solo che troppo spesso trascorrono anni all’interno di orfanotrofi, lontani anni luce da tutto ciò che si può definire “famiglia”. Sono di ritorno dal secondo viaggio in Senegal dove questa realtà  purtroppo è diffusissima.  Abbiamo ritrovato quasi tutti i bimbi che avevamo incontrato lo scorso anno. E se nessuno si attiverà, li ritroveremo ancora lì l’anno prossimo e quello dopo ancora.
Personalmente credo che alcuni di coloro che si devono occupare istituzionalmente di queste delicatissime cose, non abbiano mai toccato con mano certe situazioni. Credo che una “visitina” in certi posti per guardare negli occhi questi bambini, uno per uno, aiuterebbe a capire quanto ogni loro singola decisione possa cambiare la vita di ognuno di loro.
Almeno lo spero. Non credo che avrebbero il coraggio di dir loro: “Scusa ma ora ho da fare.. non mi posso occupare di voi”. Ma purtroppo credo che vivano in un limbo molto lontano da queste realtà. Credo pure che ci si “nasconda” spesso dietro a frasi fatte tipo “tutela del bene dei minori”.

Vorrei conoscere la persona che ha il coraggio di affermare che il bene dei bambini sia vivere in una ‘pouponniere’, dove la luce del sole la vedi  per il tempo necessario a far asciugare i pavimenti. Dove nessuno ti aiuta a muovere i primi passi. Dove aspetti per ore che qualcuno si accorga che hai la pipi addosso. Sono osti infernali, dove ogni persona che entra si trova davanti a mille braccia alzate nella speranza di essere tirati su dai lettini. Dove le dermatiti alla testa denunciano le troppe ore passate dai bambini distesi, a contatto con la plastica.

Che qualcuno mi dica che questo  è il bene dei bambini. E allora capire che non c’è fretta di trovare una soluzione.. beh.. nessuno lo dice ma purtroppo i fatti parlano chiaro. I mesi passano, gli anni pure: i bambini restano lì. Il mio è uno sfogo, ma l’amarezza è davvero tanta: negli occhi hai i loro volti, nel cuore la rabbia per non poter fare nulla e per dover assistere impotente al fatto che chi potrebbe fare, non se ne preoccupa affatto.

Valeria