Perché, pur avendo dato disponibilità per l’accoglienza di un giovane migrante, non ci avete ancora richiamato?

Buongiorno,

nel 2014 io e mio marito prendemmo contatti  con voi per dare la nostra disponibilità ad accogliere dei migranti in casa nostra. Compilammo e inviammo la scheda sul vostro sito, con tutti i dettagli richiesti. Ma da allora nessun vostro contatto ci è pervenuto in tal senso.

Ancora oggi non riesco a restare indifferente alle scene che vedo in tv di bambini e famiglie disperati, bloccati ai confini, costretti a soffrire di stenti.

Davvero non possiamo contribuire con la nostra piccola goccia nel mare a far sì che almeno qualcuno venga sottratto da questa misera situazione? Che fine ha fatto la nostra disponibilità?

Attendo con fiducia un vostro chiarimento,

Marta

 

MORETTIBuongiorno Marta,

non posso che condividere il suo senso di frustrazione per un immobilismo che, tuttavia, non dipende da Ai.Bi., ma dalle istituzioni.

La nostra associazione si è attivata dell’ottobre 2013 con la campagna Bambini in Alto Mare, proponendo alle istituzioni l’accoglienza in affido familiare per i minori stranieri non accompagnati. A oggi abbiamo raccolto più di 2.300 disponibilità in tutta Italia. Io personalmente mi sono occupato di intessere relazioni con Servizi sociali, Comuni, Provincie e Regioni, proponendo una progettualità su larga scala. Purtroppo non ho trovato né volontà politica né spirito propositivo nell’accogliere questa proposta. Nonostante questo, in Sicilia siamo riusciti comunque a collocare 10 minori in affido e altri 100 adolescenti in un centro di prima accoglienza a Messina. Per il quale, però, in più di un anno e mezzo non abbiamo ricevuto alcun corrispettivo economico dallo Stato.

Il 95% dei minori stranieri non accompagnati ha tra i 14 e i 17 anni e si preferisce collocarli in comunità, con molti casi di dispersione: il 50% di loro scappa e fa perdere le proprie tracce.

Anche per questo crediamo che il collocamento in affido familiare sia da privilegiare. Le nostre esperienze in Sicilia sono state tutte positive, anche se i minori erano adolescenti.

Grazie all’aiuto di tanti sostenitori e di alcune aziende, Ai.Bi. ha potuto formare le famiglie per l’accoglienza. In particolare ciò è avvenuto a Lampedusa: 12 famiglie disposte ad accogliere in minori o giovani donne identificate al momento dello sbarco, evitando loro il collocamento nei centri di accoglienza spesso al collasso.

Abbiamo fatto proposte alle Prefetture, al ministero degli Interni, ai municipi, ai servizi sociali, alle Regioni, non ottenendo mai risposte favorevoli.

Più volte abbiamo comunicato, attraverso comunicati stampa e il nostro sito, la battaglia politica e culturale che stiamo conducendo con le famiglie e i problemi che riscontriamo. Ma purtroppo ci troviamo a doverci confrontare con delle istituzioni che continuano ad affrontare i flussi migratori come emergenza, anziché rendersi conto che si tratta, ormai da molto tempo, di un fenomeno strutturale a cui il nostro Paese può e deve fare fronte ricorrendo anche a quella risorsa preziosissima che sono le famiglie.

La ringrazio per il suo messaggio e spero di poterle dare presto buone notizie,

 

Diego Moretti

Responsabile campagna Bambini in Alto Mare