Perdonare chi ti ha abbandonato: il difficile cammino dei bambini in affido

Questi bambini hanno subito torti che hanno in comune di essersi visti “traditi” nella promessa di cura insita nel generare un figlio. Le dinamiche del perdono nelle relazioni tra i bambini, le famiglie d’origine e le famiglie affidatarie

È possibile perdonare il genitore che ha abbandonato il proprio figlio?
Nell’ambito della 30a settimana di studio e formazione di Ai.Bi., lunedì 28 agosto Cristina Riccardi e Paolo Pellini, famiglia affidataria, hanno cercato di rispondere a questa domanda.
Durante l’incontro Fare pace con un passato prossimo, spesso presente: possibili percorsi per coltivare il perdono nelle dinamiche dell’accoglienza famigliare” è stata presa in esame la possibilità di perdono da parte dei bambini nei confronti dei loro genitori e del sistema nel suo complesso, quando i torti non riguardano una storia conclusa ma in divenire, attraverso l’allontanamento temporaneo dalla famiglia d’origine, valutata temporaneamente non idonea a crescere i propri figli.

I bambini traditi

A prescindere dalle specifiche situazioni, che sono comunque di pari gravità implicando un allontanamento, questi bambini hanno subito torti che hanno in comune di essersi visti “traditi” nella promessa di cura insita nel generare un figlio.
Nell’affidamento familiare non c’è un prima e un dopo segnati da un evento, come succede nell’adozione, che definisce un ribaltamento della situazione: dalla solitudine generata dall’abbandono ad un’appartenenza certa che esige e permette che ci si guardi indietro.

La vita a segmenti dei bambini in affido

La vita di un bambino in affido, della sua famiglia d’origine e della famiglia affidataria è costituita da segmenti di storie che si interrompono, si intrecciano, si spezzano e si ritrovano.
In questo zigzagare gli uni nella storia degli altri, motivi di offesa, accumulo di rabbia e desiderio di rivincita possono segnare pesantemente e ulteriormente le relazioni.
La domanda di partenza, in esperienze simili, è se sia possibile perdonare chi dovrebbe prendersi cura di te e invece ti mette in pericolo, chi dovrebbe tutelarti e invece è un’entità assente.

Rendere presente il passato

Un’analisi del contesto affidatario evidenzia come il perdono dovrebbe realizzarsi in spazio-tempo in cui il passato di dolore si fa presente, non solo nella mente e nel cuore, ma a volte anche nella carne, nella quotidianità, che invece cerca l’oblio, guarda altrove, per sopravvivere e trovare speranza di vita.
Non ci può essere quindi un’unica risposta a questa domanda. Non ci può essere un metodo predefinito.

Il misterioso percorso del perdono

Il perdono è in assoluto un percorso misterioso e nell’esperienza affidataria lo è ancor di più. Impossibile da capire fino in fondo, può esserci come non esserci e comunque le vie per raggiungerlo sono complesse e non prescrivibili, sono indefinibili e spesso anche indecifrabili. Certamente il creare le condizioni intorno a un bambino in affido per favorire il desiderio di pace con la propria storia attraverso un percorso di consapevolezza, è responsabilità degli adulti che dovrebbero costruire un mondo in cui esistono errori, responsabilità, anche “punizioni” ma soprattutto comprensione, cura consapevole e non-giudizio. Ovvero un mondo in cui esista la possibilità di un perdono disincantato, che comprende, non giustifica, che sicuramente non dimentica, che comunque dà sempre al perdonato una nuova possibilità.
Certo è che il perdono è l’elemento qualificante per una buona vita, soprattutto quando sei un figlio cresciuto nell’affido, per liberarsi dal macinino che le ingiustizie subite.