Perù. Cinzia e Luigi Spina: “Con la varicella siamo diventati subito famiglia!”

spinaA volte grazie all’adozione le famiglie nascono in un attimo, senza neanche quelle ore di avvicinamento al bambino che la stessa procedura richiederebbe, come accade in Perù e in altri paesi.

E’ capitato a Cinzia e Luigi Spina che, preparati a conoscere poco alla volta il loro Abel, oggi 4 anni, se lo sono visti in braccio un quarto d’ora dopo l’arrivo in istituto e la sera nel lettone.

Proprio così, eravamo felicissimi e ansiosi di incontrare nostro figlio ma pensavamo di farlo in punta di piedi: in realtà alcune circostanze hanno fatto sì che il programma cambiasse totalmente – dicono gli Spina che abitano a Turi in provincia di Bari e che si sono affidati alla sede Ai.Bi di Barletta per la loro adozione –. Siamo arrivati ai primi di giugno del 2015 all’istituto dove viveva Abel, a 800 chilometri da Lima, ai confini con l’Amazzonia. Abel aveva 3 anni e la sua ‘mamita’ era rientrata in istituto dopo un periodo di malattia proprio la stessa mattina in cui eravamo arrivati noi: così per evitare che il bambino potesse confondersi, è stata scelta la strada dell’incontro immediato con la famiglia. L’incontro è andato bene e arrivati in hotel….è arrivato un febbrone ed è spuntata la varicella!”.

Oggi Cinzia e Luigi, protagonisti di #iosonoundono, possono sorridere al ricordo ma anche una comune varicella se si è lontani da casa, in un paese sconosciuto, con un accesso più difficile ai farmaci, a i medici e perfino al termometro, senz’altro è una esperienza che mette subito alla prova. Soprattutto se hai tra le braccia un bambino che è appena diventato tuo figlio.

Siamo diventati genitori a tutti gli effetti in un baleno – dice Luigi – e dobbiamo ringraziare Abel che è stato bravissimo e ci ha reso le cose facili”. Grazie all’assistenza in loco della referente di Ai.Bi. è stato subito rintracciato un medico che ha visitato e somministrato le cure per il bambino.

Ma ci pensa? questo bambino che ci vedeva per la prima volta ha accettato di farsi curare, prendere medicine e entrare in una camera di albergo con due sconosciuti!”, ricorda Cinzia, che ama sottolineare il coraggio e la capacità di affidamento dei bambini che diventano figli con l’adozione.

Superata la varicella, il soggiorno nel paese, durato poco più di 40 giorni, è stato tranquillo. “Abbiamo conosciuto anche altre famiglie adottive che erano arrivate in Perù prima di noi – dicono i genitori – e Abel ha pure attaccato la varicella a una mamma!

Dopo un anno di vita in famiglia Abel non ha mai smesso di sorridere, di correre, di giocare con i bambini del quartiere e con i compagni di asilo. “Si è fatto voler bene da chiunque – racconta la mamma, calabrese come il papà, in questi giorni in vacanza proprio in Calabria – è quasi diventato il leder del gruppo!

Abel era un caso segnalato per problemi psicomotori e difficoltà di linguaggio. “Siamo andati all’incontro per l’abbinamento pensando che si trattasse di una riunione di routine, per integrare il nostro dossier con altri documenti e invece abbiamo trovato la scheda di nostro figlio – ricorda Luigi -: nonostante vi fossero contenute informazioni preoccupanti e una foto sbiadita in bianco e nero, io e mia moglie abbiamo trattenuto le emozioni, eravamo felici e un po’…tramortiti. Sapevamo che ci sarebbe stata da fare un po’ di riabilitazione per il bambino, ma ci siamo subito concentrati sulla partenza per il Perù. Poi arrivati in istituto ci siamo resi conto che molte informazioni vanno valutate in seguito: Abel in foto era su un seggiolone, arrivati in camera d’albergo si è messo a giocare a calcio!

Sulla strada del ritorno è come se Abel avesse aperto la strada a nuovi canali di comunicazione con il mondo esterno.

E’ incredibile, tutti coloro che abbiamo incontrato, dagli assistenti di volo in avanti, grazie alla presenza di Abel si sono avvicinati con affetto e amicizia – raccontano i coniugi Spina – Quello che pensavamo fosse solo una percezione o una casualità in realtà è poi proseguito a tutt’oggi. E per noi è una gioia parlare di adozione, dare la nostra testimonianza: raccontiamo la nostra quotidianità nell’adozione, la ricchezza che Abel ha portato alla nostra famiglia”. A questo proposito un ricordo dolce-amaro resta negli occhi di Cinzia e Luigi: l’immagine di un bambino dell’istituto che salutava loro figlio il giorno in cui sono arrivati mamma e papà.

Diceva “Hola Abel!”, salutando con la mano, ma le persone che quel bimbo fissava erano Cinzia e Luigi.