#BAMBINIxLAPACE. Aperto il “punto di prima assistenza” a Salerno grazie a Comune, Prefettura, ASL, CRI e Ai.Bi.

Diversi nuclei familiari sono arrivati a Salerno dall’Ucraina, accolti all’USCA di Salerno – Capitolo San Matteo, dove Ai.Bi. ha subito portato un po’ di “colore” e di “calore” per i più piccoli

Oggi è una giornata di guerra, di quelle feroci e che ci lasciano attoniti, uguale a quella di ieri e tragicamente uguale a quella che verrà domani.
Una giornata di guerra risparmiata però ai primi profughi arrivati oggi a Salerno, e che hanno trovato un punto di prima assistenza presso l’USCA di Salerno – Capitolo San Matteo. Lì vengono accompagnati le donne e i bambini arrivati in città, dove il Comune, la Prefettura e la ASL locali, insieme a Croce Rossa Italiana e Ai.Bi. hanno organizzato il necessario per risolvere le prime urgenti operazioni. Un tampone per tutte le persone in arrivo è la prima cosa. Viene poi assegnato un medico di base e, qualora ce ne fosse la necessità, la CRI ha messo a disposizione un medico in loco per eventuali visite immediate.

Profughi accolti… con un po’ di colore

Ai.Bi. in collaborazione con l’assessore per le politiche sociali comune di Salerno Paola De Roberto e CRI ha poi cercato di rendere l’accoglienza dei piccoli il più vicina possibile al loro mondo. Sono stati appesi dei palloncini colorati e son stati messi a disposizione dei giochi e degli album da colorare.
A presentarsi per primi, in mattinata, sono stati quattro nuclei familiari: mamme con i loro figli e a volte qualche altro parente, ovviamente tutte donne. I bambini che sono arrivati hanno un’età molto variabile, tra i 2 e i 16 anni, ma una cosa in comune: sono terrorizzati. Negli occhi che, a quell’età, dovrebbero mostrare solo il bello della vita, si legge invece già l’espressione peggiore dell’essere umano: la guerra.
Relazionarsi con questi bambini non è facile, spesso hanno paura a essere approcciati, e di sicuro il parlare una lingua diversa non aiuta. Ma c’è qualcosa che riesce a rompere anche il muro dei traumi e non ha bisogno di parole. A volte basta un po’ di tempo, un palloncino e una carezza per vincere il sorriso di un piccolo. Le madri invece fanno vedere le foto del viaggio intrapreso per arrivare fino a lì, che ritraggono distruzione e giacigli di fortuna, come a voler ricambiare l’accoglienza condividendo la loro disperazione.
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