Centroamerica. Un progetto contro l’abbandono dei bambini laddove si alza più forte il loro grido

Un esempio di unità e vera cooperazione: si è concluso con successo (e fa già vedere i suoi frutti futuri) il progetto di Ai.Bi. Amici dei Bambini di prevenzione e contrasto all’abbandono infantile, finanziato dalla Commissione per le Adozioni internazionali, in El Salvador, Honduras, Messico e Repubblica Dominicana

Dopo 18 mesi, il progetto di capacity building e advocacyUniversità delle buone prassi contro l’abbandono in Centroamerica” finanziato dalla CAI (Commissione Italiana per le adozioni internazionali) si è concluso con quattro conferenze finali nei Paesi sede delle attività: .
I quattro eventi di presentazione dei risultati del progetto, focalizzato sulla protezione dei bambini a rischio abbandono, hanno visto partecipare i rappresentanti di Ai.Bi. Amici dei Bambini, che ha guidato la cordata, insieme alle altre realtà che hanno condiviso il percorso: Soleterre Onlus, SOS Bambino, Istituto Don Calabria e l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.
Durante gli incontri finali sono state condivise le buone prassi emerse a livello internazionale per contribuire a rafforzare le competenze dei funzionari e degli operatori che ogni giorno lavorano al servizio dell’infanzia più vulnerabile.

La forza della condivisione

Il 2025 è iniziato con le chiusure dell’amministrazione Trump verso le tematiche migratorie e le ripercussioni sullo scenario politico centro e sudamericano hanno complicato ulteriormente una situazione per certi aspetti già drammatica, ma i partecipanti nelle attività di progetto hanno reagito con coesione e spirito di abnegazione, mettendo immediatamente a frutto le conoscenze e le nuove capacità acquisite durante l’ultimo anno e mezzo.

Il progetto, strutturato nelle tre macro attività di ricerca accademica, formazione professionale e creazione di tavole di lavoro, si è rivelato un contributo davvero prezioso: oltre alla massiccia quantità di dati emersi dagli studi condotti sul campo e messi a disposizione dalle università locali, e ai contributi dei formatori internazionali intervenuti online e in presenza, il reale valore aggiunto del progetto è stato la diffusione di una metodologia di lavoro innovativa, basata sull’individuazione delle buone prassi e il loro adattamento a scenari in continuo mutamento.

Le premesse di un futuro di cooperazione

I partecipanti hanno colto appieno questo aspetto delle attività. Tra le tante occasioni di crescita e condivisione emerse anche dopo la fine del progetto, spiccano la collaborazione accademica tra l’Università di Tamaulipas, in Messico, e l’Università Nacional Autonoma de Honduras nel foro internazionale sulla migrazione che si terrà il prossimo ottobre in Canada. La stessa Università UNAH di Tegucigalpa ha inoltre promosso il corso di specializzazione sulla protezione dei minori a rischio abbandono in Honduras, basato proprio sui risultati e le best practices emerse nel Paese durante i mesi di ricerca e formazione.
Oltre a questi esempi di sostenibilità del progetto appena concluso, sono state elaborate oltre 12 raccomandazioni sulle tematiche di child protection e minori in transito, che i gruppi di lavoro, composti da funzionari pubblici delle quattro Autorità Centrali per l’ infanzia e l’adolescenza e rappresentanti di ONG locali e internazionali, presenteranno ai rispettivi Governi per migliorare, attraverso azioni concrete, attività di advocacy strutturate e basate su esperienze multidisciplinari e sui dati emersi dalla ricerca accademica, i sistemi di tutela e accoglienza nei quattro paesi target.
Nonostante le molteplici sfide emerse durante l’implementazione di questo progetto, sia le Università coinvolte, sia gli operatori e funzionari responsabili della child protection in Salvador, Honduras, Messico e Repubblica Dominicana hanno dimostrato che la cooperazione internazionale è ancora possibile nonostante i confini, le distanze, i fusi orari e tutte le differenze. Anche in questi tempi così critici a livello politico internazionale, dove il mondo non riesce ad accordarsi su nulla, Ai.Bi e tutte le organizzazioni coinvolte nel progetto sono riuscite a promuovere un forte spirito di unità e di confronto in quattro Paesi dove purtroppo gli indici di violenza e abbandono infantile sono ancora molto alti.