Adozione Internazionale. 10 anni di vita sereni e affettuosi… E poi improvvisa la crisi!

Il figlio adottivo di 22 anni entra in crisi, si pone domande a cui non riesce a rispondere: “Perché la mia mamma biologica ha scelto di proseguire la sua vita da tossicodipendente invece di amare me? I consigli della psicologa di Amici dei Bambini per casi come questo

La telefonata, inaspettata, è partita con gli affettuosi, reciproci saluti con una coppia seguita nel suo percorso di adozione più di 10 anni prima; a dimostrazione di quanto sia fondamentale costruire con le coppie delle relazioni salde, perché non si può mai sapere come il percorso di una famiglia si svilupperà in futuro.
Il motivo della telefonata, infatti, era quello di richiedere una consulenza dalla psicologa per il loro figlio, entrato in crisi, all’età di 22 anni, per la sua storia adottiva. I genitori raccontano che il figlio non riesce a capire perché la sua mamma biologica abbia scelto di proseguire la sua vita da tossicodipendente invece che amare lui. Questo pensiero lo dilania e fa nascere in lui una rabbia che sfoga spesso contro i due genitori. La coppia non capisce perché questa situazione sia esplosa solo ora, dopo 10 anni di vita sereni e affettuosi.
Ecco, nel merito, la riflessione della Dott.ssa Giovanna Buonocore

La difficile conciliazione di passato e presente nella percezione di sé: i ricordi

Il figlio della coppia genitoriale che pone la domanda ha 22 anni, da circa 10 vive in famiglia e fino a poco tempo fa il loro rapporto viene descritto come sereno e affettuoso. Penso al suo e loro vissuto emotivo, dal momento dell’incontro al suo inserimento, alle motivazioni e aspettative reciproche, all’immaginario iniziale, ai sentimenti e alla strutturazione del legame e senso di appartenenza di cui, pazientemente e amorevolmente, si sono presi cura lenendo la ferita originaria legittimando i ruoli individuali come membri familiari. Il processo di individuazione, costruito con il tempo, il prendersi cura mostrato e dimostrato, le fantasie, le idee, i fantasmi del passato, le origini e le rivelazioni rispetto alle verità narrate, che stridono con quelle desiderate, possano dotare di senso e significato la propria storia.
Bisogna tendere verso una disponibilità emotiva intensa e consapevole a trattare i limiti e le difficoltà insite nelle trame spesso nebulose delle origini dei bambini adottati volte a sostenere il processo d’individuazione verso il quale si tende per ricomporre pezzi di sé a volte non coincidenti. Attraverso il dono delle cure genitoriali, costanti ed amorevoli, di accudimento e protezione, è possibile avvicinarsi e condividere sensazioni e ricordi circa le proprie origini. Il vissuto emotivo e quindi le motivazioni, le aspettative, i sentimenti incidono ed accompagnano la riuscita nell’assolvere i compiti presentati con il trascorrere del tempo insieme. Se l’approccio genitoriale ha coloriture negative, sia la paura, sia i sentimenti contrastano e precludono al bambino la possibilità di conoscere ed elaborare adeguatamente la propria storia. Allo stesso modo il processo d’individuazione si blocca e non diventa funzionale a una crescita armonica se i genitori non riescono ad accogliere i sentimenti di autonomia del bambino. Il bambino, infatti, si percepirà in modo positivo, se i genitori risponderanno ai suoi bisogni di sostegno e autonomia, permettendogli di sperimentare entrambe queste dimensioni attraversando momenti e fasi talvolta non piacevoli ma necessarie.

La valutazione che il bambino fa di sé passa attraverso gli occhi dei genitori

L’adozione tocca direttamente la sfera intima, sia per il bambino, che ha vissuto la dimensione dell’abbandono, sia per la coppia, che vede l’adozione come opportunità di formare un nucleo familiare. La valutazione che il bambino fa di sé, in termini positivi o negativi, passa quindi attraverso gli occhi dei genitori che costantemente rimandano, assolvendo a una sorta di funzione di specchio, l’immagine del proprio figlio accettando e accogliendo anche e soprattutto le sue zone d’ombra.
Nell’adozione si deve considerare proprio questo aspetto più profondo, l’accoglienza del bambino per quello che è, con la sua storia ricca e per alcuni versi incomprensibile allo stesso tempo. Il ragazzo, dal momento in cui è stato accolto, ha iniziato a percepire ed elaborare la realtà dell’abbandono e la sua percezione ed elaborazione successiva è stata mediata costantemente dai genitori adottivi.

La ferita originaria dell’abbandono

La rottura del legame affettivo, tra i genitori naturali e il bambino, provoca una ferita originaria, con la quale i genitori adottivi dovranno fare i conti in quanto, tale sofferenza, segna il bambino a livello fisico, psicologico ed emotivo e la realtà che ne consegue la dovranno accogliere ed elaborare insieme. Quanto più i genitori saranno in grado di colmare le curiosità e le molteplici domande (a volte senza risposta) del bambino sulle sue origini, tanto più l’immagine che il bambino formerà di sé sarà integrata ma comunque non prescinderà da quella che ha dei genitori naturali. Il bambino adottato vive, infatti, una situazione di paradosso esistenziale in quanto se valutare positivamente i genitori naturali, idealizzandoli, significa introiettare un’immagine negativa di sé, perché non degno di cure in quanto figlio (con i sensi di colpa annessi), in caso contrario, la percezione negativa dei genitori biologici rimanda un’immagine di sé meno colpevole ma comunque svalutante.

Fornire al bambino una chiave interpretativa del suo passato

I genitori adottivi devono fornire al bambino una chiave interpretativa del suo vissuto, contribuendo a formare il giusto e non semplice equilibrio, facendogli comprendere e/o trovando e costruendo insieme il senso e il significato della sua storia che si compone di pezzi costruiti con domande continue ed intensamente presenti. La base sicura che costruiranno insieme, genitori e figlio, definirà l’esperienza abbandonica che ha marcato profondamente l’esistenza del bambino che sente il bisogno di metterli alla prova attuando una serie di comportamenti sia per verificare la veridicità di quanto effettivamente gli stanno dicendo per scongiurare una nuova perdita sia per esprimere la rabbia che in realtà sarebbe diretta verso l’ineluttabile destino che lo accompagnava nella sua prima parte di vita. Mettere in atto azioni aggressive o chiusure e provocazioni.
Oltre a poter essere richieste esagerate d’affetto potrebbero rappresentare un continuo riferimento alle proprie origini verso le quali sussiste un bisogno di mantenere integro il legame con il passato ma anche il desiderio di trovare risposte che implicano una sensazione profonda e intensa di frammentazione e disorientamento sia se si conosce la propria storia sia se ci sono delle parti di discontinuità.

Elaborare il trauma dell’abbandono

Il processo di individuazione necessita di conoscenza e veridicità, per quanto disarmanti, per elaborare il trauma dell’abbandono e integrare la propria storia con una riparazione affettiva adeguata. La difficoltà esperita da ogni membro familiare conduce con sé ansie e timori non tralasciando il bisogno dei genitori adottivi di sentirsi confermati nel proprio ruolo, rendendo difficile il confronto implicito soprattutto inizialmente con i genitori biologici. Il vissuto relativo all’origine del bambino è intensamente complicato da affrontare esattamente per l’intrinseca difficoltà ad accogliere il passato e le sue verità dolorose con le quali bisogna confrontarsi ma il processo, lungo e costante, si concretizzerà se il bambino avrà costruito con i genitori un clima di fiducia che lo farà affidare a loro esternando le sue emozioni e sentimenti negativi e di impotenza, conscio che saranno accolte rispecchiando così, correttamente, nella sua esperienza, trasformando la verità in una storia realistica, aderente alla realtà ma anche, gradatamente, meno impattante e disorientante.

I figli di Amore

La riparazione affettiva basata anche sulla costruzione di legami significativi richiede tempo, pazienza e sensibilità da parte dei genitori adottivi, che devono saper ascoltare, comprendere e rispettare i bisogni e i ritmi del bambino accogliendo anche e soprattutto le frustrazioni, le paure, la rabbia, i sensi di colpi e i timori e il senso di impotenza che li accompagna. Costruire legami significativi basati sull’amore, il rispetto e la fiducia consentono tale processo, lungo, intenso e difficoltoso, promuovendo il benessere e lo sviluppo armonico di tutti i membri della famiglia, sperimentandosi figli di Amore.

Dott.ssa Giovanna Buonocore
Psicologa di Amici dei Bambini

Informazioni e domande sull’adozione internazionale

Chi sta considerando un’adozione internazionale o semplicemente desidera avere maggiori informazioni su questi temi, può contattare l’ufficio adozioni di Ai.Bi. scrivendo un’e-mail a adozioni@aibi.it.
Ai.Bi. organizza periodicamente anche dei corsi pensati per dare alle coppie che si avvicinano per la prima volta al mondo dell’adozione, dando loro le nozioni base sulla normativa di riferimento, le procedure da espletare, la presentazione della domanda di idoneità, ecc. A questo link si possono trovare tutte le informazioni relative al prossimo corso online “Primi passi nel mondo dell’Adozione Internazionale”. Dona per il Fondo Accoglienza Bambini Abbandonati