Quartapelle (PD):”Da alcuni Paesi serve il coraggio di andarsene”. Griffini (Ai.Bi.):”Ma in quei Paesi i bambini hanno più bisogno di noi. La soluzione è la riforma del sistema”

adozioneTra i politici italiani Lia Quartapelle, deputato del PD, si è interessata in maniera particolare alla vicenda dei bambini bloccati in Congo.  Risolta questa difficile situazione, ha proposto, in un’intervista al mensile Vita, le sue idee per far fronte alla crisi dell’adozione internazionale. “In questi giorni tutti ci chiedono se la vicenda del Congo dimostra che c’è bisogno di rivedere la normativa sulle adozioni, – dice la Quartapelle – io invece credo che se le adozioni sono parte della politica estera di un Paese la prima cosa da rivedere sia la geografia delle adozioni.”

Ridisegnare, per la Quartapelle, vuol dire anche lasciare taluni Paesi: “Bisogna ragionare sui Paesi in cui aumentare la nostra presenza perché ci sono delle relazioni stabili, valutare i tipi di accordi, vedere dove è necessario rivedere questi accordi e in dove invece la situazione è talmente incerta che si generano solo false illusioni nelle coppie. Tutto questo, – precisa la parlamentare PD -, senza penalizzare le situazioni aperte.”

E pone due priorità: “Da un lato rifinanziare il fondo per le adozioni internazionali, perché i rimborsi delle spese sostenute sono ferme alle adozioni concluse nel 2011 e poi capire come riscrivere la politica estera delle adozioni, dove aprire, dove chiudere e come rivedere gli accordi fra l’Italia e i vari Paesi d’origine dei bambini.”

Non si è lasciata attendere la replica di Marco Griffini, Presidente dell’Associazione Amici dei Bambini, da 30 anni impegnato nella lotta all’abbandono minorile: “I Paesi che l’on. Quartapelle propone di lasciare sono quelli in cui i bambini hanno più bisogno di noi. Se seguissimo l’indicazione della parlamentare del PD, saremmo colpevolmente responsabili dell’abbandono di tanti bambini che si vedrebbero negata qualsiasi possibilità di essere accolti dall’amore di una mamma e un papà. Il nostro sforzo è quello di farci più presenti, non meno, al cospetto dell’infanzia che soffre nel mondo a causa dell’abbandono.” Anche sul caso Congo Griffini ha le idee chiare: “Serve innanzitutto rispettare le leggi dei Paesi di origine e così non è accaduto nella vicenda del Congo. Adesso è il caso di dirlo. Quando c’è stato il blocco nel settembre 2013, la Direzione Generale Migrazione del Congo aveva emesso una lista con le coppie ammesse a entrare nel Paese per portare in Italia i bambini. Sono partite 8 coppie in più rispetto a quelle indicate nella lista. La responsabilità è di chi ha consentito la partenza delle coppie non incluse nella lista, non del Congo”.

E diametralmente opposta è l’idea di Griffini rispetto alle priorità da rispettare: “Le situazioni critiche che si verificano il taluni Paesi sono da imputare innanzitutto ai comportamenti poco etici di alcuni Enti Autorizzati, mediatori e rappresentanti. Penso a traffici occulti di denaro di mediatori senza scrupoli e pagamenti in nero che all’estero vengono estorti alle coppie per facilitare l’iter. Sono questi i soggetti su cui agire per tutelare i bambini, le coppie e il sistema delle adozioni internazionali nel suo complesso.”

La soluzione identificata dal Presidente di Ai.Bi. per mettere fine al “mercato” delle adozioni internazionali è chiara e di immediata attuazione: “Dobbiamo consentire di operare nel settore delle adozioni internazionali solo ad Enti, mediatori e rappresentanti dalla condotta cristallina, etica, inserendoli in sistema garantito da controlli stringenti. Si può fare già oggi, stabilendo la tracciabilità delle somme di denaro trasferite dalle coppie all’Ente, dall’Ente ai referenti che operano all’estero, e da questi ultimi ai diversi fornitori esteri.”