Repubblica democratica del Congo. La fiaba di George: “C’erano una volta una mamma e un papà che un giorno andarono dalla Dottoressa Adozione. E dopo un lungo viaggio in Congo, trovarono il loro bambino”

bambini congoC’erano una volta una mamma e un papà che un giorno andarono dalla Dottoressa Adozione. E dopo un lungo viaggio in Congo, trovarono il loro bambino. Lui gli corse incontro e non si lasciarono più!”

Per un bambino come George, 11 anni a dicembre, accolto tre anni fa insieme al fratello Tom, 12 anni, la vita si è dipinta di fiaba quando finalmente sono arrivati mamma e papà. La felicità era tale che George ha voluto raccontare alla maestra e ai compagni solo la sua storia di adozione, senza far riferimento al fratello.

Era così felice che quasi si è fatto un regalo scrivendo questo racconto a scuola – raccontano per #iosonoundono Iole e Mario, mamma e papà – : del resto in casa abbiamo sempre raccontato tutto ai nostri figli e per loro Ai.Bi è un punto fermo nella loro vita, in Italia così come in Congo, dove hanno ancora ricordi di persone importanti per loro”.

La storia scritta in questi giorni da George ha fatto riaffiorare in Iole e Mario i giorni della loro avventura adottiva, iniziata il 29 ottobre di quattro anni fa e conclusasi a fine luglio 2013.

Quel giorno per me è il mio test di gravidanza adottiva! – ride Iole – Personalmente ho un buon ricordo di quel viaggio, per quanto andare in Repubblica Democratica del Congo non sia proprio semplicissimo. L’assistenza di Ai.Bi nel paese è stata eccellente, i referenti in loco sono stati la nostra ombra, anche e soprattutto nei momenti più difficili quando Tom non è stato bene e siamo dovuti andare più volte in ospedale”.

In più ho ritrovato in questo Paese valori morali che mi hanno riportato bambina – continua -: quando ci insegnavano il valore della famiglia, il rispetto degli anziani, per la Natura. Certo è un Paese che mostra anche i suoi aspetti tragici: abbiamo soggiornato per un mese in un residence ma non ci facevano uscire per ragioni di sicurezza”.

George frequenta la quarta elementare, ama scrivere e suonare la batteria, strumento che studierà al Conservatorio; Tom, che ama la compagnia e la vita di gruppo, è in prima media e adora il calcio: è portiere e ha recentemente superato le selezioni nazionali regionali under 13.

Sono entrambi bravissimi a scuola! Tornati dal Congo ci avevano consigliato di aspettare a iscriverli, poi confrontandoci con altre famiglie adottive abbiamo lasciato scegliere ai nostri figli – dicono i genitori – ed è stata una scelta azzeccata. I bambini avevano voglia di scoprire e imparare cose nuove e di stare con altri coetanei; per quanto il primo anno sia stato difficile, poi tutto è filato liscio e anche il rendimento oggi è più che soddisfacente. Siamo stati anche molto aiutati dalle maestre e dal fatto che entrambi sono entrati in classi poco numerose”.

George e Tom hanno vissuto in un istituto della capitale Kinshasa poco più di un anno, avendo perso tutta la famiglia. “Malgrado le circostanze infelici, il desiderio di famiglia per loro non è mai svanito – dice Iole – sono stati preparati all’accoglienza e al nostro arrivo. Dico sempre che sono loro che ci hanno adottati perché non hanno scelto nulla, si sono affidati subito a noi. Non ci immaginavamo che potessero legarsi a noi così velocemente”.

Pur non mancando momenti bui, in cui i genitori sono messi alla prova – “tanto più adesso che siamo in preadolescenza!” -, la famiglia riconosce che la preparazione ricevuta prima dell’adozione ha aiutato a affrontare ogni situazione.

In questi anni, quasi come da manuale, tutto quello che si è verificato ci era stato prospettato durante i corsi di formazione, per noi fondamentali – conclude Mario – così come è stato importante confrontarsi con altre famiglie adottive, alcune delle quali sono così affezionate che George e Tom li considerano zii a tutti gli effetti”.