Ricerca delle origini. La testimonianza di una figlia adottiva: “Qual è la necessità? Nessuna!”

Il commovente intervento nell’ambito del raduno nazionale delle famiglie di Ai.Bi.

Il tema della ricerca delle origini in questi ultimi anni è stato al centro di diverse discussioni soprattutto, per quanto mi riguarda, sui social network, che ormai sono il tramite principale per queste cose. Ho avuto modo di ‘conoscere’ ragazzi adottati che si affannano alla ricerca di colei che li ha messi al mondo perché a loro dire sono stati ‘strappati dalle braccia della loro mamma con bugie terribili’“. A raccontare la sua esperienza, nell’ambito del seminario sulla ricerca delle origini da parte di figli adottivi tenutosi a Casino di Terra, nel pisano, nell’ambito della XXVIII settimana di incontro e formazione per le famiglie adottive e affidatarie di Ai.Bi. – Amici dei Bambini è Greta. Per l’appunto, figlia adottiva.

“In quelle discussioni – ha proseguito Greta nel suo racconto – ero quasi l’unica a sostenere che a me la ricerca delle origini non interessa. Dicendo questo ho alzato un polverone perché ‘non è possibile’. Invece lo è. Non sento la necessità di andare alla ricerca di chi mi ha dato la vita… cosa le potrei dire? Cosa abbiamo in comune? Solo il sangue ci unisce e forse qualche tratto somatico e per il resto? Io sono Greta, questo è il nome che lei ha scelto per me e poi cos’altro c’è? Vedete, forse potrebbe non essere comprensibile per alcuni figli adottivi, ma non abbiamo altro in comune… certamente mi ha tenuto nel suo grembo per nove mesi e per questo la ringrazierò per sempre, perché mi ha fatto un grande dono: la vita. E in questo modo mi ha amato”.

“Poi – ha continuato Greta – ha fatto una scelta ancora più grande: donarmi ai miei genitori, loro sono mia mamma e mio papà. Sono loro che mi hanno tenuto la mano quando da piccola non riuscivo ad addormentarmi; sono loro che hanno gioito dei miei successi ed hanno pianto insieme a me per le mie sconfitte; sono loro che mi hanno spronato ad andare avanti quando le difficoltà sembravano insormontabili; è la loro mano tesa che mi ha aiutato a rialzarmi dopo ogni caduta. Certamente ho la consapevolezza di non essere stata nel grembo di mia mamma, ma sono stata talmente bene nel suo cuore che spesso penso di non essere mai stata adottata perché io mi sento figlia sua al 100%. Quante volte sono andata a ‘spiare’ la mia cartella sanitaria, nella quale c’è una parte che riguarda il mio passato, per vedere se era vero che non ero nata in quella pancia. E la verità era lì. Sì, perché lì c’era il mio vecchio cognome… e ogni volta stentavo a crederci. Non ci credevo perché mi sono sentita subito ‘figlia’! (…) Non è facile sentirsi figlio perché bisogna essere capaci di abbandonarsi totalmente a quelle persone e a dare loro il nostro bagaglio di sofferenze portato fino a lì da soli; è un po’ come dire: ‘Mi vuoi con te? Benissimo! Prima prendi questo mio zaino pesante sulle tue spalle e guarda cosa c’è dentro; quando avremo condiviso questo potremo camminare insieme’. ‘Quando saremo davvero insieme, allora mi sentirò talmente figlio che alla donna che mi ha messo al mondo potrò dire: grazie per questa vita, grazie per il tuo dono!’ E per questo non c’è bisogno di andare a cercarla, perché lei di sicuro lo sta sentendo nel suo cuore”.

“La ricerca delle origini – ha concluso Greta – secondo me, è andare a risentire, rivedere, ritoccare la propria terra se si arriva da paesi lontani. Credo non sia giusto ripiombare nella vita di colei che di cui non conosciamo il vissuto. Non possiamo sapere cosa può causare questo nostro ritorno; quali emozioni può scatenare? E se la cerchiamo e lei non ci vuole? Non sarebbe questo il vero abbandono? Come ci potremmo sentire? Penso traditi! Ho vissuto quattro gravidanze, una diversa dall’altra, ma nell’ultima ho provato la difficoltà del rimanere incinta senza aspettarselo (per cinque secondi ovviamente). Scoprirlo è stato un momento di panico. Questo mi ha permesso di calarmi nei panni di quella donna che sola (per fortuna non è il mio caso) ha dovuto scegliere per me. Lei, sola, ha affrontato nove mesi di gravidanza, lei, sola, mi ha voluto bene, lei, sola, mi ha partorito, lei, sola, mi ha donato! E da allora ho capito che è stata davvero coraggiosa perché ha fatto grandi cose per me. Quale è allora la necessità della ricerca delle origini? Nessuna! Nessuna necessità… cosa mi può dare in più quell’incontro? Niente!! Io sono Greta è quello che sono oggi è grazie a Irene e Marco, la mia mamma e il mio papà”.