Riforma adozioni. Regionalizzazione degli enti per migliorare l’accompagnamento

Continua il servizio di approfondimento sul Pacchetto di proposte di Ai.Bi per la riforma dell’adozione internazionale.

Un punto essenziale per migliorare il sistema adozioni riguarda la “regionalizzazione” degli Enti autorizzati. Ad oggi le Linee Guida della Commissione per le Adozioni Internazionali (CAI) prevedono che l’Ente possa accettare gli incarichi non solo da parte delle coppie residenti nella macroarea di appartenenza ma anche di quelle che hanno la residenza nelle regioni limitrofe alla loro macroarea (1. Valle d’Aosta, Piemonte, Liguria, Sardegna, Lombardia; 2. Lombardia, Veneto, Trentino Alto Adige, Friuli-Venezia Giulia; 3. Emilia Romagna, Toscana, Umbria, Marche, Sardegna; 4. Lazio, Sardegna, Abruzzo, Molise, Campania; 5. Campania, Puglia, Calabria, Basilicata, Sicilia). Ciò significa che una coppia di Milano, ad esempio, potrebbe dare l’incarico a un ente che ha la sede a Udine, con evidenti difficoltà per la formazione e l’accompagnamento della famiglia adottiva, sia nella fase iniziale che in quella del post-adozione.

Con questo sistema, infatti, non è possibile garantire un proficuo accompagnamento della coppia nel percorso adottivo perché gli aspiranti genitori adottivi non possono beneficiare di un adeguato sostegno da parte dell’Ente, né appare possibile la collaborazione con i Servizi sociali a livello locale.

Ai.Bi. propone, quindi, che venga valorizzata la presenza sul territorio degli Enti per garantire una maggiore efficienza della procedura adottiva e migliorare così l’accoglienza del minore. L’ente dovrebbe essere autorizzato a operare solo nelle regioni in cui ha la sede, lavorando in convenzione con le Regioni e i Servizi territoriali per ottenere standard minimi di accompagnamento delle coppie. La convenzione tra Regioni, Enti e Servizi territoriali potrebbero toccare diversi aspetti: dalle caratteristiche per l’apertura e il funzionamento di uffici locali da parte dell’Ente, all’individuazione delle figure professionali presenti, alle forme di controllo procedurale e amministrativo dell’associazione. In questo modo, oltretutto, sarebbe possibile per le coppie che danno l’incarico all’Ente con la sede nel territorio di appartenenza richiedere alla Regione il rimborso delle spese adottive, arrivando così alla gratuità dell’adozione.

Solo gli Enti capaci di gestire un percorso di formazione in collaborazione con le realtà territoriali, possono offrire un servizio di qualità, adeguato ai bisogni delle famiglie che intendono adottare un bambino.