Roma. La Regione Lazio ripensa il sistema adozioni. Mazzarotto “Procedure più snelle, meno enti autorizzati e più colloqui nel post adozione: le coppie devono essere non solo valutate ma anche accompagnate”

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Procedure lunghe e farraginose, notevoli discrepanze dei tempi e degli “step” dell’iter adottivo sul territorio nazionale e regionale; l’aumento delle tecniche di procreazione assistita; il proliferare del clima di sfiducia da parte delle coppie e la costante crisi economica; per non dimenticare i delicati (se non a volte) inesistenti equilibri geo-politici con la conseguente mancanza di accordi bilaterali tra i Paesi. E non da ultimo il cambiamento del profilo dei bambini adottabili (età e bisogni sanitari) che sembra “allettare” di meno le coppie che vogliono adottare.

Queste sono le cause della crisi dell’adozione internazionale individuate da Antonio Mazzarotto, dirigente delle Politiche per l’Inclusione della direzione Salute e Politiche sociali per la Regione Lazio, ed illustrate nel corso dell’ ultimo incontro formativo dedicato agli operatori del settore per la presentazione del nuovo piano regionale per l’adozione internazionale che si è svolto a Roma lo scorso 13 dicembre.

L’incontro segue il “Percorso formativo per il personale delle Aziende Sanitarie Locali e dei Comuni operante nell’ambito dei Gruppi Integrati di Lavoro per le Adozioni (GilA) e degli Enti Autorizzati”, partito nel 2015, e conclusosi con l’illustrazione delle proposte per riorganizzare il sistema delle adozioni nel Lazio.

A scoraggiare le adozioni internazionali secondo Mazzarotto concorre anche l’elevato numero di enti autorizzati, l’assenza di un controllo e la difficoltà tra questi di creare sinergie fra loro. “Se tanti bambini nel mondo sono stati accolti – ha ricordato Mazzarotto -, lo dobbiamo agli enti autorizzati. Ma, come per il settore pubblico, anche per questi serve ora fare uno sforzo per migliorare il servizio. Per questo, nel nuovo modello regionale, è necessario integrare gli enti e valorizzare ulteriormente i soggetti pubblici”.

Proprio una maggiore sinergia tra questi ultimi è l’obiettivo che il nuovo piano della Regione Lazio si propone di realizzare.

Mazzarotto fa anche una fotografia dello stato di salute dei GilA (Gruppi Integrati di Lavoro per le Adozioni) al momento “fermi al palo” a causa di contratti precari e della rotazione del personale tra vari servizi.

Ecco qualche dato dell’attività dei GilA: nel 2014 hanno fatto 722 colloqui di valutazione e nell’anno successivo 727. Le coppie che hanno presentato disponibilità sono state 738 nel 2014 e 627 nel 2015. Gli ingressi in famiglia con l’adozione nazionale nel 2014 sono stati 173; l’anno successivo 192. Ingressi in famiglia con le adozioni internazionali sono state 187 nel 2014 ma 177 nel 2015.

Dati che fanno riflettere Mazzarotto il quale rivolge l’attenzione soprattutto al post-adozione, bisognosa di essere valorizzata. “Una buona valutazione che precede l’adozione – ha detto Mazzarotto – non è sufficiente a garantire una buona adozione. Occorre investire molto sul post. Oggi mediamente vengono effettuati 10 incontri, tra colloqui e visite, per arrivare alla valutazione di una coppia e soltanto 6 nel post-adozione”.

Da qui la proposta, in linea con il manifesto di Ai.Bi, di fare  meno colloqui di valutazione nel pre-adozione a favore del post adozione quando genitori e bambino hanno più bisogno di sostegno e guida. Come sostiene da sempre Ai.Bi. occorre superare l’attuale concetto della “selezione” a favore di un percorso comune di “accompagnamento” alla genitorialità adottiva e quindi  valorizzare le persone candidate ad accogliere un figlio non loro: sono una risorsa e non possono essere selezionate o penalizzate. Bisogna creare un percorso congiunto fra Enti autorizzati e Servizi Sociali per accompagnare insieme gli adottanti per tutta la durata della procedura: prima, durante e dopo l’adozione; Fare dichiarare l’idoneità degli adottanti dai Servizi Sociali, come negli altri Paesi europei, come risultato di questo percorso di accompagnamento, e non più dai tribunali per i minorenni. Insomma bisogna attuare una riforma culturale: dalla “selezione” all’ “accompagnamento” delle coppie.

Il nuovo modello sarà messo nero su bianco dalla Regione Lazio in un documento redatto sulla base dei Lea (Livelli essenziali di assistenza) che usciranno tra gennaio e febbraio 2017.