L’abbandono è una ferita aperta per la società. Favorire le adozioni è un “compito sociale” di tutti

Rosa Rosnati, docente dell’Università Cattolica ed esperta di adozioni, ha sottolineato più volte come il dramma dei milioni di bambini che vivono ancora negli orfanotrofi richieda una risposta da parte di tutta la società, chiamata a “riconoscere la valenza sociale e comunitaria dell’adozione”

Rosa Rosnati è una docente di Psicologia Sociale all’Università Cattolica, un membro del direttivo e responsabile della segreteria scientifica del Centro studi e ricerche sulla famiglia, nonché la direttrice del Master su Affido e adozione. Una persona, insomma, che su questi temi ha una grande conoscenza e le cui riflessioni sono sempre ricche di spunti interessanti.
Lo conferma l’intervista uscita sul quotidiano Avvenire che, alla luce di un trend delle adozioni che continua a puntare verso il basso, rende ancora più urgente la riflessione intorno ad alcune questioni sollevate.

Favorire le adozioni è un compito sociale

Rosnati, per esempio, analizzando il crollo delle adozioni degli ultimi anni, sottolinea come è vero che, da un lato, quasi tutti i Paesi stanno facendo uno sforzo per implementare le adozioni nazionali, ma, dall’altro, tutto questo non basta, se è vero che: “nel mondo si stima che siano milioni i bambini negli istituti”. Un vero dramma – sottolinea la professoressa – soprattutto “se si pensa agli effetti che l’istituzionalizzazione prolungata lascia nei bambini in termini di gap nella crescita psicofisica”. Un gap, prosegue, che si assottiglia – pur senza mai scomparire del tutto – nel momento in cui “il bambino viene inserito in una famiglia”.
Cosa manca, dunque, affinché questi “inserimenti” siano molti di più del numero, esiguo, a cui siamo arrivati oggi in Italia?
“È necessaria – risponde Rosnati – la diffusione di una cultura sull’adozione. Se crescere le generazioni di domani è responsabilità di tutta la generazione adulta, lo è a maggior ragione la crescita di questi bambini che sono privi di una famiglia: è un compito sociale”. Si tratta di un impegno corale, che dovrebbe vedere alleate tutte le realtà, a partire da quelle ecclesiali per arrivare allo Stato. Perché il compito di favorire e diffondere la cultura dell’adozione è qualcosa che, più in generale, deve riguardare tutta la società civile, “chiamata a riconoscere la valenza sociale e comunitaria dell’adozione”.

Più attenzione all’accompagnamento delle famiglie

“Dobbiamo diffondere capillarmente centri per l’adozione su tutto il territorio nazionale – conclude la sua riflessione Rosnati – con operatori adeguatamente formati che propongano incontri di accompagnamento per i genitori in gruppo: percorsi di promozione dei legami familiari e in particolare del legame genitori-figli”.
“L’adozione è un percorso meraviglioso – prosegue – che mette al centro la famiglia in quanto unico e insostituibile luogo di crescita di un bambino, ma necessita di una rete di sostegno”. L’ultima riflessione, su precisa domanda dell’intervistatore, Luciano Moia, Rosnati la dedica all’affido internazionale, uno strumento che potrebbe rivelarsi efficace ma non è “facile da realizzare”. In alternativa, conclude Rosnati, potrebbero “essere pensati anche altri strumenti… maggiormente flessibili che possano rispondere alle tante e diversificate situazioni familiari in cui si trovano i bambini e che garantiscano in primo luogo il bisogno fondamentale di crescere in una famiglia”.