Adozione Internazionale: “Ormai avete una vostra routine di coppia, perché volete sconvolgerla con un figlio?”

Come poter rispondere alle domande, all’apparenza così complicate, che le coppie si sentono fare da parte dei Serivizi? La risposta della psicologa di Ai.Bi. dott.ssa Giovanna Bonocore

Spesso capita che, nel momento in cui una coppia decide di intraprendere l’iter adottivo, interfacciandosi con l’equipe dei Servizi preposti a stilare il decreto di idoneità all’Adozione, i coniugi percepiscano delle difficoltà o si sentano destabilizzati di fronte a delle domande all’apparenza semplici e/o banali.

Non è un interrogatorio

La sensazione di sentirsi “sotto torchio” e “giudicati” induce alla messa in discussione di considerazioni e convinzioni che caratterizzano la quotidianità e lo svolgersi, in concreto, del vivere con equilibrio il susseguirsi delle giornate. A volte, immaginando scenari futuri con i bambini che arriveranno in casa una volta concluso il percorso adottivo, si è più propensi alla ridefinizione di spazi fisici invece di includere i nuovi membri familiari nello spazio mentale personale e di coppia. La Ri-nascita di un bambino che diventa finalmente figlio si può tranquillamente intendere, sia tradizionalmente che soprattutto culturalmente, come un evento gioioso, quello in cui implicitamente il matrimonio diviene uno step intermedio nella fase del ciclo di vita di una persona e di una coppia. Le aspettative e le domande che la società e le persone che afferiscono ai propri legami relazionali e interpersonali pongono con semplicità disarmante possono lasciare senza parole o creare imbarazzo se aggiungiamo che chi è di fronte è un Professionista che ha l’onere e il compito di valutarti e giudicarti. Le altisonanti certezze, all’apparenza granitiche, vacillano e la pressione o la preoccupazione percepita, dettata dalla situazione che si vive in quel momento, possono indurre agitazione e sensazione di ansia che incrina la lucidità e la serenità nella risposta.
Il lutto da elaborare per una mancata genitorialità biologica è complicato e non semplice da gestire, soprattutto per il senso di inadeguatezza sotteso che per molto tempo aleggia invadendo e condizionando i pensieri rispetto al mancato raggiungimento delle aspettative sociali e verso il come poter esprimere e realizzare nel concreto il proprio e specifico essere genitore.

L’obiettivo è appropriarsi del giusto grado di consapevolezza

Si diventa famiglia, ma il quando e il dove ci coglierà preparati o sconvolgerà la nostra vita e l’equilibrio personale e di coppia?
Le incertezze e titubanze precedentemente espresse contribuiscono alla nostra volontà o minano la convinzione nel proseguire, condizionando anche le, apparenti, semplici domande dei Servizi che devono spingersi e calcare alcune modalità per accertare determinazione e caratteristiche degli aspiranti genitori?
I cambiamenti sovente vengono intesi e percepiti con un’accezione negativa così come, in momenti difficili che esulano dalla soggettiva confort zone, ci trascinano verso l’evidenziare gli aspetti deboli piuttosto che le risorse positive di ognuno. Certezze assolute di come avverranno cambi di ritmi, di routine, di abitudini, alterazioni del ciclo sonno-veglia ed eventuali preoccupazioni o senso di inadeguatezza verso i bisogni del bambino sono considerabili come fisiologiche scosse di assestamento che non per forza arriveranno a rappresentare un terremoto interno alla coppia complicandone gli equilibri e rendendo di conseguenza più faticosa anche la gestione familiare e delle dinamiche relazionali. Impegnandosi verso l’esplicitare convinzioni, desideri, aspettative e bisogni e confrontandosi con il partner ed, eventualmente, anche dei professionisti, si può tranquillamente e serenamente raggiungere ed appropriarsi di quel giusto grado di consapevolezza che l’iter con i Servizi richiede, arrivando a fornire risposte adeguate, appropriate e funzionali. Qualsiasi domanda posta, seppur altisonante, e a tratti avvertita come provocatoria e che potrebbe far vacillare le nostre convinzioni e abitudini di vita, anche percependo pressione nel riceverla, lascerà maggiore spazio al sorriso che spontaneamente solcherà il viso, immaginando la costruzione del senso di appartenenza, di accudimento e di attaccamento della famiglia che si è scelto di creare e costruire.

Dott.ssa Giovanna Buonocore, psicologa di Ai.Bi.