Russia. Quei bambini “due volte traditi”. Cresce il numero dei genitori affidatari che riportano i minori in istituto

Alla radice del problema c’è il fenomeno dell’affido a fine di lucro. Che permette di guadagnare di più che con un lavoro

In Russia ci sono bambini che la vita ha tradito per ben due volte. Vengono chiamati proprio così: “due volte traditi”. Si tratta di quei minori, spesso orfani, che i genitori affidatari o adottivi scelgono di riportare in istituto, dopo un periodo più o meno breve trascorso insieme. Perché questo accade? Le cifre di questo fenomeno sono in aumento, e le motivazioni sono differenti. Un giornale storico russo, la Komsomolskaya Pravda, da sempre pubblica periodicamente articoli sui minori abbandonati. In uno di questi, recentemente pubblicato, dal titolo “Perché i genitori affidatari riportano gli orfani negli istituti”, ha analizzato anche questo drammatico fenomeno. E le sue radici. Che si trovano, soprattutto, nell’utilizzo di questi minori a fine di lucro (proprio così…) e nell’impreparazione dei genitori alla loro accoglienza.

Bambini in istituto in Russia. Statistiche peggiori nella regione di Irkutsk

Si può apprendere, così, che le statistiche sono guidate (in negativo) dalla regione di Irkutsk, nella Siberia orientale. Secondo fonti non governative, infatti, nel 2017 vi sarebbero stati 406.247 bambini sottoposti a tutela istituzionale nella Federazione Russa e 82.463 bambini adottati a fronte di 5.495 annullamenti o revoche dell’affido. Di queste, 1.171 sarebbero avvenute nella sola regione di Irkutsk, a fronte di 2.169 bambini in affido in totale.

Per esemplificare quanto possa essere lucrativo l’affidamento di un minore, basti dire che in Buriatia, regione estremo orientale confinante a nord con quella di Irkutsk e a sud con la Mongolia e situata sulle sponde del grande lago Bajkal, vige la regola di dare un appezzamento di terra a coloro che prendono sotto la propria tutela bambini dall’orfanotrofio. Purtroppo, però, dopo aver ottenuto il terreno, i minori vengono prontamente riportati in istituto. E questa sembra essere una pratica molto diffusa, almeno a quanto si apprende leggendo numerosi forum sull’infanzia in difficoltà, che aprirebbero il sipario su un fenomeno di entità decisamente superiore a quella fotografata dalle statistiche ufficiali.

Bambini in istituto in Russia: il tragico suicidio di Anton, 13 anni

Inoltre, negli ultimi anni, sono finite nella cronaca diverse storie di abuso sessuale, violenza e purtroppo anche morte di minori in affido. Diversi, purtroppo, sono anche i casi di suicidio in tenera età, come quello del piccolo Anton di Bratsk (regione di Irkutsk), che si è tolto la vita a soli 13 anni dopo un lungo periodo in istituto e in seguito ai maltrattamenti subiti dalla madre affidataria. Per far fronte alla situazione, negli ultimi tempi sono stati avviati programmi di formazione per genitori affidatari, come i corsi di preparazione all’accoglienza, della durata di circa 60 ore che però varia a seconda della regione. Sono anche aumentati negli anni i bonus per le famiglie affidatarie, ma nessuno di questi metodi ha permesso di frenare l’utilizzo dei bambini a puro scopo di guadagno.

Il compenso per l’accoglienza di un minore è infatti diventato negli anni pari o anche superiore al compenso medio di un lavoro non specializzato (a Mosca è di 18.000 rubli al mese e cioè lo stesso di un salario minimo di otto ore al giorno, nelle regioni lo stesso equiparato allo stipendio minimo) e questo ha addirittura incentivato l’accoglienza di minori come soluzione alternativa alla ricerca di un lavoro. Spesso, inoltre, si consente l’affido a un medesimo nucleo famigliare di un numero elevato di minori, fino a 12, senza alcun supporto diverso dal denaro, che peraltro queste famiglie spesso utilizzano in maniera impropria. Anche le giustificazioni addotte dai genitori affidatari che rinunciano alla tutela dei minori sono poco trasparenti. Le restituzioni infatti vengono motivate con: l’insorgere di traumi passati; l’insorgere di problemi psichici o organici; un’adolescenza eccessivamente problematica e comportamenti devianti.

Anna Kuznetsova, commissario per i Diritti dei bambini della Federazione Russa, vorrebbe da anni sviluppare un piano di formazione e controllo adeguato. Anche se, al momento, data la diffusione del fenomeno, trovare una soluzione sembra purtroppo molto complicato.