Scandalo a Casablanca: scoperto traffico di bimbi abbandonati

Un servizio del settimanale marocchino “Tel Quel” riporta la notizia della scoperta di un traffico di neonati, venduti da ragazze madri a famiglie marocchine.  Tutto ha avuto inizio nel salone di un parrucchiere di Casablanca dove, lo scorso ottobre, la giornalista Hanane Hachimi ha ascoltato una discussione piuttosto inquietante tra due clienti. Parlavano di alcune amiche che, con la complicità di un’infermiera di un ospedale della città, erano riuscite a “comprare” dei neonati. Qualche giorno dopo Hanane ne ha parlato con il Direttore del giornale che ha deciso di andare al cuore dei fatti.

Accompagnata da un altro giornalista che aveva una telecamera nascosta, Hanane si è recata in uno degli ospedali “incriminati” e dopo qualche giorno è stata avvicinata dall’infermiera che le ha chiesto se “aveva bisogno di un bambino appena nato”. L’infermiera ha messo in contatto Hanane con il referente da contattare “per procurarsi un bambino abbandonato dalla mamma e di appena qualche giorno di vita”: un’allevatrice di circa 50 anni che nell’articolo viene chiamata Lhajja. L’infermiera le ha spiegato che Lhajja consegna anche atti di nascita falsi e iscrive il bambino direttamente sullo stato civile della coppia “adottiva”.

Incredula la giornalista si è fatta mettere in contatto con l’allevatrice, fingendo di volere assolutamente una bambina da “comprare”. L’allevatrice ha assicurato che Hanane avrebbe avuto una neonata nel giro di 3 settimane; durante l’incontro non si è preoccupata minimamente di comprendere il profilo o le motivazioni dei futuri genitori “adottivi”. Non si è preoccupata nemmeno di verificare se la coppia presentava le condizioni materiali e morali della bambina. Tutto ciò che le interessava era il denaro: un anticipo di 1000 euro che si sarebbe poi triplicato nel corso della procedura. Denaro che sarebbe servito a falsificare i vari documenti, grazie anche alla complicità di tre funzionari dello Stato (un agente delle forze ausiliarie, un amministratore al servizio dello stato civile e infine un ausiliario di autorità). Queste le persone implicate nella vicenda.

Le donne che vendevano i propri bambini?

Tutte madri sole, spesso giovani, che non vedono altre via di uscita se non quella di abbandonare i propri figli ma che non conoscono l’esistenza di associazioni che aiutano le madri sole, tantomeno sanno che la nuova Moudawana – ovvero il diritto di famiglia marocchino – le protegge e dunque non rischiano più, come avveniva un tempo, di andare in prigione per aver messo al mondo un figlio illegittimo.

Il giorno in cui Hanane avrebbe dovuto presentarsi nell’appartamento di Lhajja per la consegna della sua bambina, al suo posto in realtà ha fatto irruzione la polizia che ha arrestato la donna e i suoi complici. Nella casa c’erano tre donne incinta, pronte a abbandonare il loro neonato e consegnarlo a Lhajja.