Scuole chiuse? Ecco chi sono gli studenti che possono “stare in aula” qualunque sia il colore della regione

Una norma poco conosciuta consente alle famiglie di alunni con disabilità, BES o figli di lavoratori che rientrano nelle categorie essenziali la possibilità di mandare i figli a scuola in presenza.

La chiusura delle scuole in Lombardia, nelle zone rosse e in diversi altri comuni sparsi sul territorio è la notizia che tiene banco in questi giorni. Quello che, però, non viene quasi mai detto, è che esiste una norma che permette agli alunni con disabilità, BES e ai figli di chi lavora in settori chiave, come per esempio personale sanitario, forze dell’ordine, insegnanti, trasportatori, dipendenti della grande distribuzione… di chiedere la frequenza della scuola in presenza, qualunque sia il “colore” della regione.

Scuola in presenza su richiesta della famiglia

Come riporta Vita.it, il chiarimento arriva per bocca della professoressa Saccone, dirigente dell’Associazione Nazionale Presidi: nella nota 1990 del 5 novembre 2020 del Ministero dell’Istruzione, viene specificato che «nell’ambito di specifiche, espresse e motivate richieste … possano essere attivate, anche in ragione dell’età anagrafica, tutte le misure finalizzate alla frequenza della scuola in presenza».
La richiesta deve necessariamente arrivare dalla famiglia e, una volta ricevuta, i dirigenti scolastici sono tenuti ad accoglierla, salvo non vi sia la necessità di porre l’intera classe in quarantena a seguito di un contagio da Covid-19.
Ad oggi, pur in assenza di un dato preciso, si stima che siano meno del 50% le famiglie degli alunni con disabilità ad aver inoltrato la richiesta, molte volte preferendo tenere a casa il figlio per tutelarne la salute. Ancora minori sono le percentuali delle richieste arrivate dalle famiglie dei key worker, in questa caso, probabilmente, perché la norma è poco conosciuta.

Le categorie che possono richiedere la didattica in presenza

Come riferimento per le categorie di lavoratori che rientrano tra quelli che possono chiedere la didattica in presenza per i propri figli, spiega Saccone a Vita, si può fare riferimento “alle categorie ATECO individuate in occasione nel primo DPCM, cioè quelle considerate attività produttive essenziali anche durante il lockdown di marzo”. Facendo attenzione, però, ai cambiamenti successivi, che, per esempio, considerano essenziali anche figure come le maestre di asilo nido o di scuola dell’infanzia e primaria, inizialmente escluse.