“Sempre i bambini mi stupiscono…”. Conosciamo Elena Demaria, cooperante Ai.Bi. in Russia

“Se esiste un ‘miracolo’ nell’adozione e qualcosa di oggettivamente incomprensibile è l’incontro di un bambino con la coppia esattamente ‘pensata’ per lui e solo per lui”

Amici dei Bambini, da più di 30 anni, opera nel mondo attraverso progetti di cooperazione internazionale, con l’obiettivo di restituire ai bambini abbandonati o in difficoltà familiare il diritto di avere una famiglia ed un’infanzia serena e lo fa grazie al grande cuore, impegno e professionalità dei suoi cooperanti.
Sono donne e uomini che decidono di lasciare il proprio Paese e trasferirsi a migliaia di km di distanza, con l’unico obiettivo di restituire ad un minore abbandonato, “l’altro mio figlio”, il diritto di essere figlio.
Molte delle notizie, pubblicate da Ai.Bi. e provenienti dai Paesi dove l’associazione opera, provengono direttamente da loro, dal lavoro delle nostre “inviate” e i nostri “inviati” sul campo, perché la cooperazione è fatta sì, di progetti, ma soprattutto di volti e di persone. Siete pronti a conoscerli?

Elena Demaria cooperante Ai.Bi. in Russia

Iniziamo da un piccolo identikit:
Nome: Elena
Cognome: Demaria
Età: 45
Provenienza: Pinerolo (TO)
Famiglia: sposata, 1 figlio

Come sei arrivato a fare il cooperante?

Ho lavorato per Ai.Bi. dal 2008 al 2011 quando ho deciso di lasciare la Russia perché in attesa di mio figlio. Lavoro nuovamente per Ai.Bi. dal 2018 come Capo della Rappresentanza in Federazione Russa, sebbene sia residente in Germania.

In realtà per la gestione delle attuali 6 regioni (che diventeranno probabilmente 9 a fine anno) non fa molta differenza che io mi trovi permanentemente a Mosca o in Germania. Mi reco a Mosca due / tre volte l’anno in missione, per controllo diretto dell’ufficio o per le verifiche ispettive del Ministero locale.

In che Paesi sei stato prima di arrivare dove ti trovi ora?

Ho un percorso particolare perché ho mandato la mia candidatura esclusivamente per la Russia, siccome conosco la lingua e lavoro per/con la Russia dal 2003.

Cosa consiglieresti di fare a un ragazzo che sogna di lavorare nella cooperazione?

Consiglierei di scegliere un percorso di studi specifico e fare molto volontariato, oltre a scegliere comunque una zona del mondo nella quale specializzarsi.

Come hai conosciuto Amici dei Bambini?

Ho conosciuto la Associazione cercando enti che operano nel campo dell’infanzia anche in Russia.

Come si concilia un lavoro come quello del cooperante in un Paese straniero con la vita di una famiglia?

Si concilia solamente se esiste la convinzione di non svolgere un lavoro ma di usare la vita per uno scopo. L’impegno di un cooperante o di un collaboratore come me non è quantificabile, non ha orari precisi, né un calendario predefinito. La famiglia deve comprendere l’impegno, condividere i principi e sostenere la persona nello svolgimento dell’incarico.

I tuoi figli come vivono la situazione e i cambiamenti?

Mio figlio vive con me ovviamente e conosce il mio lavoro. Condivido con lui quanto avviene negli iter delle coppie che seguo. Crescendo (adesso ha 10 anni) si interessa al mio lavoro e sembra apprezzare quanto faccio, ne parla a scuola o con gli amici, quando capita. Manifesta anche un certo orgoglio per quanto io svolgo.

La cosa che più ti piace del tuo lavoro e quella che fai più fatica ad affrontare

La cosa che più mi piace è quando ricevo l’abbinamento di un bambino per una coppia in attesa. La cosa che mi affatica di più è conoscere le storie di vita dei bambini che vengono abbinati.

Lavorando in contesti difficili, di povertà, a volte di guerra, ci sono stati momenti nella tua carriera in cui hai detto: “questa volta è una situazione troppo difficile/brutta, non posso farcela”?

Si, ed è quando una coppia rifiuta un bambino o quando fallisce una adozione e un minore in Italia viene nuovamente tolto ai suoi genitori. Per fortuna è avvenuto solo pochissime volte nella mia storia con Ai.Bi. ma in un paio di occasioni ho pensato di non poter continuare. Anche scriverlo mi fa riaffiorare qualche ricordo molto doloroso come di profondo fallimento anche personale.

Ci racconti, se esiste, una tua “giornata tipo”?

Non esiste una giornata tipo per me poiché è tutto correlato a quanto avviene nel Paese e nelle regioni. Talvolta ci sono giornate molto libere e talvolta molto impegnative… da diversi punti di vista: di impegno in attività di trasmissione delle informazioni e anche emotivamente molto pesanti.

Tante volte chi parte come cooperante, missionario, volontario… dice: “Pensavo di andare a dare una mano… E invece sono ‘loro’ che hanno dato una mano a me.”. È davvero così? In cosa il lavoro di cooperante ti arricchisce più di tutto?

Sempre i bambini mi stupiscono, sempre sono così pieni di risorse e capacità di andare oltre alle loro limitazioni pratiche o fisiche, così capaci di andare incontro agli adulti, anche di aiutarli quando sono impreparati all’incontro con loro. Se esiste un “miracolo” nell’adozione e qualcosa di oggettivamente incomprensibile è l’incontro di un bambino con la coppia esattamente adatta per lui e solo per lui. 

Secondo la tua esperienza, quant’è importante l’aiuto del Sostegno a Distanza per i bambini ospiti degli orfanotrofi?

In Russia, per una legge federale, è vietata la cooperazione per enti che si occupino di adozione poiché considerata come “intermediazione” a scopo di adozione e quindi Ai.Bi., in Russia, non può più svolgere progetti di cooperazione.