Siria 2015, bilancio di un anno di guerra: la metà dei morti sono civili, più di 2.500 i bambini

neve in siriaSono più di 55mila i morti provocati dalla guerra civile in Siria nel 2015. Di questi, oltre 2.500 sono bambini. Lo ha reso noto l’Osservatorio siriano per i diritti umani che, in un suo rapporto, ha tracciato un tragico bilancio del conflitto che, dall’inizio dei combattimenti, nel marzo 2011, ha tolto la vita a oltre 260mila persone, di cui 76mila civili.

Nonostante la maggior parte delle vittime fossero combattenti, anche nell’anno che si è appena concluso i civili, e soprattutto i più indifesi come donne e bambini, hanno pagato l’assurdo e ingiustificabile prezzo di trovarsi al centro di uno dei più sanguinosi conflitti del mondo attuale. Dei 55.219 morti del 2015, quasi la metà infatti, erano civili: per la precisione 20.977, di cui 2.574 bambini e 1.944 donne, molte delle quali hanno lasciato i loro figli orfani.

Tra le forze combattenti, stando sempre ai dati forniti dall’Osservatorio siriano per i diritti umani, si sono contate oltre 17mila perdite nelle fila dei sostenitori del presidente Bashar al-Assad: ovvero 8.819 soldati dell’esercito regolare e altri 7.275 miliziani che sostengono il governo di Damasco. A questi bisogna aggiungere almeno 1.214 combattenti stranieri e 378 membri del gruppo sciita libanese Hezbollah. Sul fronte degli oppositori del regime di Assad si sono contate invece quasi 8mila perdite tra i ribelli e altre 16mila tra gli jihadisti, appartenenti soprattutto all’Isis e al Fronte al Nusra, la branca siriana di al Qaeda.

E il dato è purtroppo ancora parziale. L’Osservatorio ha precisato infatti che in questi conteggi non sono comprese le migliaia di persone scomparse, i prigionieri in mano alle forze di Assad, ai gruppi ribelli e alle organizzazioni jihadiste.

All’interno di un quadro così drammatico, l’aspetto più tragico non può non essere quello relativo alle piccole vittime. Più di 2.500 bambini a cui vanno aggiunte le decine di giovanissimi siriani che hanno tentato la via della fuga e sono stati invece inghiottiti dal Mediterraneo quando l’imbarcazione con cui provavano a raggiungere l’Europa è naufragata. È sempre più evidente che per i bambini siriani né la fuga in Europa né rimanere nel proprio Paese nelle condizioni attuali può rappresentare una possibile salvezza. Per questo Amici dei Bambini si propone di garantire loro di sentirsi a casa nella propria terra, potendo contare sui diritti più importanti: la salute, l’educazione, la casa, il cibo, il gioco. Tutto ciò è possibile sostenendo a distanza il progetto Io non voglio andare via, nell’ambito della campagna Bambini in Alto Mare. Il sostegno ad alcune cliniche, la creazione di una ludoteca sotterranea, la costruzione di un forno e la distribuzione di aiuti alimentari nel nord del Paese sono solo i primi passi di un intervento destinato a restituire alle famiglie siriane condizioni di vita dignitose al riparo dalla guerra. Molto di più si può fare continuando ad attivare sostegni a distanza per il progetto di Ai.Bi. in Siria.

 

Fonti: Askanews, La Presse