Siria. Dopo nove lunghi anni di guerra 11 milioni di persone hanno bisogno di aiuto. Ai.Bi. c’è. Perché l’#Accoglienzanonsiferma

Negli ultimi giorni è giunto al termine il progetto per garantire il diritto alla salute e all’informazione contribuendo alla prevenzione della propagazione di malattie virali

La Siria, dopo nove lunghi e interminabili anni di guerra, sebbene purtroppo non più alla ribalta delle cronache mediatiche, continua a far discutere nei consessi diplomatici. Nella giornata di ieri, 30 giugno, ha infatti avuto luogo (seppure in forma virtuale e a distanza, a causa delle precauzioni per il Coronavirus) la conferenza dei donatori sulla Siria: l’obiettivo delle Nazioni Unite è quello di riuscire a raccogliere quasi 10 miliardi di dollari (3,8 miliardi per aiuti all’interno della Siria, 6,4 miliardi per i paesi che ospitano i rifugiati siriani). A prendere parte all’incontro, che è stato organizzato dall’Unione Europea (UE) circa 60 agenzie governative e non. In un rapporto pubblicato la scorsa settimana, Bruxelles ha detto che l’anno scorso i donatori sono riusciti a raccogliere 10 miliardi di dollari distribuiti, oltre che alla Siria, anche a Turchia, Egitto, Iraq, Giordania, Libano (paesi limitrofi che ospitano numeri ingenti di rifugiati siriani).

Siria e guerra: 9,3 milioni di siriani senza cibo adeguato

“Le necessità non sono mai state così grandi”, secondo Corinne Fleischer, del World Food Programme delle Nazioni Unite. I numeri parlano da soli: in Siria, secondo l’ONU, più di 11 milioni di persone hanno bisogno di aiuto e protezione. Senza poi dimenticarsi che 6,6 milioni sono scappati fuori dal Paese. A più di 9,3 milioni di siriani manca cibo adeguato e la situazione umanitaria potrebbe peggiorare a causa del Coronavirus. Uno studio del Programma alimentare mondiale mostra infatti come cisi economica e le misure di lockdown imposte per frenare la diffusione del Covid-19 abbiano portato ad un aumento vertiginoso dei prezzi del cibo, a volte persino 200 volte più alti rispetto allo scorso anno. “Il Covid ha avuto un impatto immediato e devastante sulla vita di milioni di rifugiati siriani e sui paesi chi li ospitano nella regione”, ha detto Filippo Grandi, Alto Commissario dell’ONU per i rifugiati.

Siria e guerra: Ai.Bi. operativa nel Nord-Ovest del Paese

Tra le realtà umanitarie che operano in Siria, unica italiana tra quelle dell’area nord-occidentale del Paese, dove ancora si protraggono le tensioni e gli scontri, c’è anche Ai.Bi. – Amici dei Bambini, con il partner locale Kids Paradise. Negli ultimi giorni, per Ai.Bi. è giunto al termine il progetto per garantire il diritto alla salute e all’informazione contribuendo alla prevenzione della propagazione di malattie virali, come il Coronavirus, tra la popolazione di sfollati interni nel Nord Ovest Siriano.

“Durante gli ultimi due mesi – spiega il responsabile dei progetti Ai.Bi. in Siria, Mattia Rizzi abbiamo distribuito prodotti igienici, acqua potabile e presidi di protezione personale a oltre 330 nuclei familiari composti in media da sei componenti (di cui almeno il 50% sono minori) per un totale di 1980 persone, appartenenti a popolazione profuga in situazione di incertezza abitativa, carenza alimentare e sanitaria, ospiti in campi profughi nei distretti di Ma’arat Misrin e Harim. Grazie al generoso supporto di molte famiglie italiane, siamo riusciti in collaborazione con il nostro partner locale Kids Paradise a contribuire al miglioramento del grado di protezione e igiene delle famiglie sfollate interne nei campi informali del nordovest siriano al fine di ridurre la possibilità di insorgenza e diffusione del contagio da Covid-19″.

Anche tu puoi fare la tua parte. Perché l’#Accoglienzanonsiferma. Ma serve il tuo aiuto.

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