Siria. I bambini di Aleppo perdono tutto ma non il sogno di un futuro di pace: aiutiamoli a far rinascere un fiore di speranza nel mezzo dell’inferno

amid siriaNon sappiamo se la sua immagine farà il giro del mondo come quella del piccolo Omran, il bambino di Aleppo ferito e coperto di polvere divenuto il simbolo della tragedia della sua città,  campo di battaglia decisivo per le sorti della guerra in Siria. Quello che sappiamo di sicuro è che, nonostante tutto, lui ha una gran voglia di vivere. Dall’altra parte di Aleppo rispetto a quella in cui vive Omran, infatti, c’è un’altra piccola vittima del conflitto siriano che chiede, a nome di tutto il suo popolo, di non essere lasciato solo.

Si chiama Mahmoud, ha 6 anni ed è nato senza braccia, a causa di una malformazione genetica. A dispetto della disabilità, però, fino a qualche giorno fa il piccolo ha avuto una vita serena. Poi, anche sulla sua famiglia si è abbattuto il dramma. E non lo ha fatto una volta sola. Prima Mahmoud ha perso il suo papà ucciso nei combattimenti. Senza più il sostegno del marito, la mamma è finita in miseria, ma per qualche tempo è riuscita comunque a prendersi cura di suo figlio. Tuttavia l’orrore della guerra ha preteso altro. Qualche tempo dopo una granata ha colpito proprio la casa di Mahmoud. I soccorritori gli hanno salvato la vita, ma non hanno potuto fare nulla per le sue gambe, rimaste maciullate. Oggi, il bambino non ha più gli arti, ma il suo cuore e la sua testa vogliono continuare a vivere.

Così come Ibrahim, 13 anni, anche lui di Aleppo. Fino a qualche tempo fa aveva una missione nella vita: aiutare suo padre Abu Ward a proteggere un’oasi nel mezzo dell’inferno. Tra i palazzi bombardati della città siriana, infatti, padre e figlio avevano creato una sorta di giardino-vivaio, in cui piantavano semi all’interno di barattoli di latta. Non un semplice lavoro, ma una sfida alle devastazioni della guerra. Tra i fragori e le esplosioni delle bombe, erano convinti che si potessero ancora creare degli angoli di vita, dei luoghi in cui la terra poteva continuare a dare i suoi frutti. Non erano solo due degli ultimi venditori di fiori rimasti ad Aleppo, ma gli artefici di un angolo di tranquillità e di pace. Molti clienti tradizionali, ovviamente, a causa delle guerra hanno smesso di piantare fiori e alberi. Alcuni però non si sono mai tirati indietro: hanno continuato ad acquistare semi e a piantarli nelle rotatorie delle strade della zona, creando delle piccole isole di vitalità in mezzo alla morte e alla distruzione. Ma anche tutto questo non è durato. Una bomba è caduta proprio nei pressi del vivaio uccidendo Abu Ward, che non aveva mai voluto abbandonare la sua “creazione”. Ora Ibrahim è da solo e sogna di ritrovare quella bellezza che non c’è più.

Mahmoud e Ibrahim sono solo due esempi di bambini siriani che hanno provato l’orrore della guerra e che, nonostante questo, non hanno rinunciato a sognare un futuro diverso. Come loro, c’è più della metà della popolazione di Aleppo che non ha ancora ricevuto aiuti umanitari. Tutti insieme però possiamo fare qualcosa per loro. Amici dei Bambini è presente in Siria con interventi di prima e seconda emergenza nelle aree di Aleppo, Idlib, Homs e Rural Damasco. Qui, Ai.Bi. ha già portato sostegno alimentare e protezione dei minori a oltre 13mila persone. Ma gli sfollati interni siriani, persone che hanno perso tutto e non hanno più una casa, sono quasi 8 milioni, gran parte dei quali bambini. È per loro che chiediamo il tuo contributo: una donazione a favore della campagna Non lasciamoli soli di Ai.Bi. in Siria.

 

Fonti: Avvenire, Tpi