Siria. I bambini suicida di Madaya: rinunciano alla vita sconfitti da fame e malattie

bambini siriani sfollatiSono l’immagine dell’ordine naturale delle cose capovolto dalla guerra. Bambini che perdono ogni speranza e scelgono di porre fine alla propria vita, sopraffatti dalla sofferenza che li sta costringendo a un’agonia lenta. Proprio loro, i bambini che dovrebbero essere pieni di sogni, di giochi, di fiducia nel futuro. E che invece si suicidano. È questo uno dei risvolti più drammatici del quotidiano orrore siriano. La fame, le malattie, la disperazione per aver perso tutto sono conseguenze della guerra e causa di gesti estremi che inquietano se compiuti dagli adulti e che sembrano ancora più assurdi se fatti dai bambini.

A Madaya, sulle montagne al confine con il Libano, i bambini si uccidono perché non hanno da mangiare e perché il mondo si è dimenticato di loro.  Il loro villaggio è assediato da mesi e la popolazione, costretta alla fame, si è ridotta a cibarsi solo di foglie e fiori coltivati nei vasi di casa e addirittura di insetti. Alla mancanza di cibo, si è aggiunta recentemente anche un’epidemia di meningite che, in assenza di personale medico specializzato e di medicinali, può diventare devastante. A Madaya, così come tutto il resto del Paese, il sistema sanitario è del tutto collassato. E le conseguenze psicologiche, dovute all’incessante assedio che sta divorando anima e cervello di chi cerca di sopravvivere in questo inferno, se possibile sono ancora peggiori. Sono centinaia le persone affette da malattie mentali, tra cui depressione e paranoia, causate dalle condizioni disperate a cui si è costretti in una città sotto assedio.

I medici di Madaya riferiscono sempre più frequentemente di bambini e adolescenti che provano a togliersi la vita, nel tentativo disperato di mettere la parola fine a tutta questa sofferenza.

Per i bambini di Madaya e della Siria in generale, tra l’altro, anche la fuga dal Paese non assicura la salvezza. In seguito alla chiusura della rotta balcanica e all’accordo sui rifugiati tra Unione Europea e Turchia, l’unico approdo possibile per chi fugge dai Paesi in guerra torna a essere l’Italia. Che per i bambini siriani vuol dire dover affrontare un viaggio molto più lungo che troppo spesso si trasformerebbe in tragedia, con le loro piccole vittime spezzate nel naufragio delle barcollanti imbarcazioni su cui sarebbero costretti a viaggiare.

Ma un bambino al mare non può morire, dovrebbe soltanto giocare. Ecco perché Amici dei Bambini vuole evitare tutto questo e ha deciso di potenziare il suo intervento in Siria. La nuova grande sfida è quella per la costruzione di un ospedale pediatrico: il primo davvero sicuro, ricavato all’interno di una collina. Un luogo in cui i piccoli siriani, curati e accuditi da personale specializzato, potrebbero ritrovare la forza sia fisica che mentale per ricominciare a sperare in un futuro di pace. Per aiutarci a fare tutto questo, fino al 3 ottobre dona anche tu 2 euro con un sms solidale o 5 euro con una chiamata da rete fissa al numero 45507 in favore della campagna Bambini in Alto Mare di Ai.Bi. Il futuro di molti bambini dipende anche da te.

 

Fonte: L’Huffington Post