Siria, Israele, Ucraina… Gli scenari di guerra si moltiplicano intorno a noi

Il violento attacco in Israele ha aperto un nuovo fronte di guerra. Ma anche in Siria è in atto un bombardamento terribile sulla zona di Idlib, mentre in Ucraina si continua a combattere e morire

Le prime pagine di tutti i giornali e dei siti aprono inevitabilmente con le terribili notizie che arrivano da Israele e la Striscia di Gaza: un nuovo fronte di guerra che si è aperto in maniera improvvisa e sanguinosa, con piogge di missili e, soprattutto, quel raid durante il rave nel deserto, pieno di ragazzi, che è la storia più agghiacciante, tra le tante, di queste prime ore di guerra.
Davanti a episodi come questi, è inevitabile che tutto il resto scivoli in secondo piano, ma basta fermarsi anche solo un attimo a riflettere per capire come, in realtà, questo nuovo episodio va a sommarsi a tutto quello che già accade e che non si ferma certo davanti a un nuovo fronte di guerra.

L’escalation di violenza nella guerra in Siria

In Ucraina si continua a combattere, per esempio, e anche se le notizie ormai rischiano di essere viste come “le solite news”, ogni colpo di mortaio è devastante e sanguinoso come il primo sparato oltre un anno e mezzo fa, così come ogni persona che muore, oggi, si porta dietro lo stesso carico di dolore e sofferenza di chi è morto oltre un anno e mezzo fa.
Ma oltre ai nuovi scenari di conflitto che si prendono le prime pagine, e quelli che scivolano un po’ indietro con i “soliti” aggiornamenti, ci sono anche altre guerre che, invece, faticano proprio a trovare spazio. È il caso della Siria, che, ormai, anche “normalmente” fatica a catturare l’interesse delle persone, quasi assuefatte da una guerra che prosegue da oltre 12 anni; figurarsi se lo scenario internazionale racconta altre più recenti e ancor più sanguinose guerre.
Eppure, da ormai 4 giorni, la zona di nord ovest della Siria, intorno a Idlib, dove Ai.Bi. e i suoi partner portano avanti da tempo le loro attività, è presa di mira da una serie di bombardamenti come non se ne vedevano da tempo. Difficile capire se la decisione di intensificare le ostilità abbia qualcosa a che fare con quanto sta accadendo in altre parti del mondo, ma quello che rimane è una situazione di grandissima difficoltà, come non si viveva da tempo. Le stesse Organizzazioni Non Governative, uniche realtà che operavano sul territorio in aiuto della popolazione considerata “ribelle” dal regime di Assad, potrebbero dover abbandonare la regione per motivi di sicurezza, mentre la situazione si aggrava di ora in ora.

Quasi 25mila sfollati

Un primo report sull’emergenza in atto racconta di 24.985 persone sfollate da 41 comunità colpite dal bombardamento. Tutte le realtà presenti in loco stanno cercando, finché sarà possibile, di aiutare la popolazione, mantenendo aperti 33 centri comunitari e spazi sicuri per donne e ragazze, fornendo nel contempo supporto psicologico, assistenza legale, supporto per problematiche riguardanti la separazione familiare, ecc.
Ancora una volta, quindi, associazioni e comunità civile provano a reagire come si riesce di fronte a un’escalation di violenza terribile, che proprio in questi giorni sembra contagiare sempre più Paesi e di fronte alla quale risuonano con forza le parole pronunciate da Papa Francesco durante l’Angelus di domenica 8 ottobre: “Gli attacchi e le armi si fermino, per favore, e si comprenda che il terrorismo e la guerra non portano a nessuna soluzione, ma solo alla morte e alla sofferenza di tanti innocenti. La guerra è una sconfitta: ogni guerra è una sconfitta!”