Siria. La rinascita del Paese passa dall’agricoltura e dal sostegno alle popolazioni: proprio ciò che Ai.Bi. fa sul terreno dal 2013

La priorità è lo stop alle violenze e ai conflitti che ancora insanguinano e tengono attanagliate 7,3 milioni di persone in varie aree del territorio siriano, tra minacce di bombe o mine inesplose e il rischio di nuovi bombardamenti. Da Bruxelles, nel corso della conferenza dei donatori internazionali sul futuro del Paese, è arrivata la promessa di 4,4 miliardi di dollari (3,6 miliardi di euro) per la ricostruzione

Un percorso che passa necessariamente – sottolinea la FAO – da progetti di cooperazione internazionale e investimenti cospicui sull’agricoltura come motore di stabilizzazione e ripresa, “fungendo da ancora di salvezza per milioni di persone vulnerabili

Per una volta, la comunità internazionale si riunisce per parlare di Siria non riguardo all’ennesima emergenza per la popolazione civile, ma per iniziare a pensare a come poter ricostruire il Paese e il suo tessuto connettivo, fatto delle persone sopravvissute ai massacri dopo 8 anni di conflitti. Da Bruxelles, nel corso della Conferenza dei donatori internazionali sul futuro del Paese, giunge intanto la promessa di un finanziamento da 4,4 miliardi di dollari (3,6 miliardi di euro) quali aiuti necessari per una prima ricostruzione. La dichiarazione arriva da bombaramnti, capo dell’Ufficio delle Nazioni unite per gli affari umanitari. L’UE, per voce dell’alto rappresentante per gli Affari esteri, Federica Mogherini, ha confermato da parte sua il contributo annuale di 560 milioni di euro fino al 2020.

Ogni discorso di ripartenza, per la Siria e i suoi abitanti, passa però necessariamente dalla fine delle violenze e dei conflitti: fino a quando le truppe di al-Assad continueranno la loro avanzata e non termineranno di imbracciare le armi per controllare le aree non sotto il loro dominio la possibilità di pensare alla pars ‘construens’ è limitata. Come sottolinea Staffan De Mistura alla Conferenza: “Una settimana fa eravamo al limite di una crisi gravissima, eravamo vicini ad una retorica della guerra fredda e questo è stato evitato, grazie a delle decisioni mature. La mia priorità e quella del segretario generale Onu è di abbassare i toni”.

Anche la FAO ha esortato i Paesi presenti alla Conferenza internazionale di Bruxelles a investire nell’agricoltura come motore di stabilizzazione e ripresa. “Nonostante notevoli battute d’arresto, l’agricoltura continua a sostenere quasi la metà dell’approvvigionamento alimentare della Siria, fungendo da ancora di salvezza per milioni di persone vulnerabili”, ha dichiarato il vice direttore generale della FAO per i programmi, Daniel Gustafson. “Senza un’ulteriore assistenza al settore agricolo e ai programmi di resilienza nelle aree rurali, l’insicurezza alimentare continuerà a crescere così come l’emigrazione, e la stabilità rimarrà una meta difficile da raggiungere”.

Ma non c’è soltanto l’organizzazione delle Nazioni Unite a offrire supporto concreto sul campo per favorire la ricostituzione di un tessuto rurale e pastorizio almeno minimo, in grado di garantire la sussistenza e far ripartire ‘dal basso’ l’economia di una fetta – quella più svantaggiata e in difficoltà – della popolazione siriana superstite: Ai.Bi. Associazione Amici dei Bambini opera sul terreno dal 2013, promuovendo e supportando progetti di cooperazione internazionale che si prendono cura delle famiglie e dei bambini in difficoltà. In particolare, con la Campagna ‘Non Lasciamoli Soli’ è presente sul territorio siriano per portare cibo, indumenti, coperte e sostegno psicologico e di sussistenza alle ragazze-madri, ai bambini abbandonati e alle famiglie più in difficoltà. Non solo: ha formato decine di madri divenute capofamiglia a causa della morte prematura dei loro mariti alla gestione di orti domestici e ha fornito bestiame (in particolare pecore) per la sussistenza alimentare.

Per aiutarci a trasformare in aiuto concreto il desiderio di stare vicini al popolo siriano, è possibile contribuire alla Campagna ‘Non Lasciamoli Soli’, donando una razione alimentare, una cesta di alimenti-base per una famiglia o il supporto psicologico per 10 bambini siriani che hanno dovuto guardare negli occhi l’orrore della morte e della devastazione.

 

Fonte: Avvenire