Sospendere le adozioni internazionali dall’Africa o regolamentarle? Le 6 proposte per un’adozione perfettamente trasparente

Negli scorsi giorni l’agenzia “News from Africa”, poi ripresa da alcuni attenti osservatori della stampa sia internazionale sia italiana, ha riportato la preoccupazione dei partecipanti alla Quinta Conferenza sulle Politiche internazionali per i Bambini Africani per la forte crescita delle adozioni dall’Africa verso altri continenti.

Infatti secondo uno studio del Forum Africano per le Politiche sull’Infanzia (Acpf) fra il 2003 ed il 2011 almeno 41.000 bambini africani sarebbero stati adottati all’estero con un aumento del 300%, fenomeno che si verifica in un momento storico in cui nel resto del mondo si stanno invece toccando i minimi degli ultimi 15 anni per numero di adozioni. I partecipanti alla Conferenza, esperti, attivisti, funzionari governativi ed accademici hanno lanciato un appello affinché la pratica venga arrestata, avvertendo che l’adozione è troppo spesso motivata da guadagni economici piuttosto che dall’interesse dei bambini coinvolti.

Secondo Ai.Bi. la soluzione in questi casi non è mai la sospensione delle adozioni internazionali. Una misura estrema di questo genere avrebbe l’unico risultato di penalizzare i tanti minori abbandonati. Loro sono solo le vittime di questa situazione e il loro diritto a una famiglia non può essere procrastinato nel nome della trasparenza e della lotta ai comportamenti non etici che vengono messi in campo da chi lucra sulle adozioni.

Ciò che invece diviene indispensabile è definire, applicare e far rispettare delle regole ben precise per chi decide di adottare in Africa.Tra queste le più importanti e urgenti che Ai.Bi. propone sono:

1)    Eliminazione delle adozioni “fai da te”;
2)    Accreditamento da parte degli stati africani esclusivamente degli Enti Autorizzati che possiedono determinati requisiti quali: sede operativa nel Paese, presenza con proprio personale dipendente e divieto assoluto di utilizzo di intermediari;
3)    Divieto di realizzare adozioni con personale pagato a cottimo (ovvero utilizzo di personale locale o intermediari che vengono compensati con una cifra fissa per ogni adozione realizzata – modalità che incentiva comportamenti illegali e anti-etici);
4)    Immediata sospensione dell’accreditamento e radiazione degli Enti Autorizzati che risultino coinvolti in episodi ove sia stato dimostrato il fine di lucro;
5)    Introduzione dell’obbligo, per gli Enti Autorizzati operanti nei Paesi, di svolgere indagini approfondite, con proprio personale, sul reale stato di abbandono dei minori che prendono in carico;
6)    Obbligo, per tutti gli Enti Autorizzati accreditati, di svolgere attività di cooperazione a favore di progetti di reintegrazione familiare e di sostegno allo sviluppo dell’Adozione Nazionale.

A ciò si dovrà aggiungere l’impegno concreto degli enti e delle autorità centrali mondiali per la ratifica della Convenzione dell’Aja.

Siamo convinti che queste misure potranno offrire ampie garanzie senza dover ricorrere alla tragica scelta di chiudere o vincolare le adozioni internazionali.