Sri Lanka, profughi tamil a Chettikulam: come in un campo di concentramento

La testimonianza di un operatore sociale che ha visitato il centro in cui vivono centinaia di migliaia di persone. Mancanza d’acqua, tende sovraffollate, famiglie separate e personale medico insufficiente per curare tutti i malati.

“Ci sono centinaia di migliaia di persone costrette a vivere quasi una sopra l’altra. È un campo profughi al limite del collasso che ricorda i campi di concentramento nazisti, come si vedono nei film”. Un operatore sociale che ha visitato il centro di accoglienza di Chettikulam, a 20 km dal Vanni, racconta ad AsiaNews l’incontro con i rifugiati e le condizioni in cui si trovano a vivere i superstiti della guerra tra l’esercito e le Tigri tamil.

Il centro di Chettikulam è lo stesso visitato dal segretario dell’Onu Ban Ki Moon, ma Prasanna – un nome di fantasia, perché chiede di mantenere l’anonimato – è riuscito a parlare con i profughi.

“Il campo è diviso in due ed ogni parte è suddivisa in 5 o 6 zone. Non saprei dire con precisione quanta gente ospita, ma sono di certo centinaia di migliaia”. L’area, sottratta alla foresta, è un grande accampamento. Racconta Prasanna: “Ci sono migliaia di tende, larghe 3 metri per 3, in cui sono costrette a vivere anche quattro famiglie insieme”. A ogni nucleo familiare vengono assegnati 10 litri d’acqua “ma devono usarli per tutto, dall’igiene personale al bere, al curare i bambini. L’acqua non basta ed è molto difficile reperirne altra al di fuori della razione garantita”.

Per mangiare i profughi devono andare nell’unica cucina da campo allestita dal governo. “Adulti, anziani e bambini devono mangiare tutti le stesse cose. Non ci sono latte in polvere o alimenti adeguati per i più piccoli o i neonati”.

“In giro per il campo – racconta Prasanna – ho visto molti orfani, da un anno in su. Di loro si prendono cura le ragazzine più grandi o altre famiglie, ma nemmeno questo è cosi facile”. Spesso mariti e mogli vivono separati in diverse zone dello stesso campo senza la possibilità di vedersi. “I nuclei familiari sono divisi e così anche i figli. Alcuni stanno con la madre, altri con il padre o con i parenti”.

“Ragazzi, ragazze e adulti tra i 25 e i 40 anni sono sotto stretta sorveglianza dei militari – spiega il testimone – perché sospettati di essere membri o sostenitori delle Tigri tamil”.

Le condizioni sanitarie sono drammatiche. “La gente aspetta a lungo il suo turno per ricevere le cure mediche. Nell’ospedale del campo ci sono due persone per ogni letto, pochissimi medici e pochi infermieri rispetto all’enorme bisogno di assistenza. Quelli che ci sono lavorano fino allo sfinimento, fanno turni da 12 ore, ma non riescono a stare dietro a tutti”.

“Per quanto riguarda il servizio scolastico – afferma la fonte di AsiaNews – è vero che ci sono nel campo alcuni insegnanti, ma non sono state organizzate delle classi per i diversi anni di età, mancano strutture adeguate ed anche il materiale per lavorare. L’anno scolastico è perso”.

Prasanna racconta anche di alcuni religiosi presenti a Chettikulam. “Nel campo ho incontrato due sacerdoti salvatoriani e tre suore della Sacra Famiglia. Completamente sotto shock. Mi hanno raccontato di essere scappati dalla zona di guerra con 60 bambini dopo aver vissuto per 3 giorni nei ripari di fortuna ricavati scavando nella sabbia. Lungo la fuga hanno visto la terra disseminata di corpi con i cani che si aggiravano tra i cadaveri. Un sacerdote non ha retto alla vista ed è morto di infarto”.

(fonte: Asia News)