“Eravamo in una casa fredda, con una sola stufetta per riscaldare una stanza alla volta. Il villaggio era piccolo e le strade erano prive di illuminazione; appena due o tre i negozi. E’ stata dura, ma non ce ne saremmo mai andati.” Sono queste le parole di una famiglia adottiva appena tornata dall’Ucraina con il proprio figlio adottivo. Silvana Raimondi, la cooperante di AiBi che segue i progetti di adozione e cooperazione internazionale nel Paese, ha riportato la testimonianza del neo-papà adottivo.

“Negli ultimi giorni della nostra permanenza in Ucraina, non pensavamo più solo a nostro figlio, che aveva già trovato una famiglia, ma a tutti gli altri bambini senza una mamma e un papà che avremmo dovuto lasciare qui. Prima di partire abbiamo incontrato e salutato i 7 fratelli del nostro bimbo per lasciare a ognuno di loro un pensiero; di più non potevamo fare. Due sorelle di nostro figlio hanno dato alla luce due bambini, fortunatamente non li hanno ancora abbandonati. Una di loro ha una bimba di quasi un anno che deve essere sottoposta ad alcuni interventi e non si sa se in questo villaggio potrà avere le cure adeguate. Nostro figlio ha così deciso di rompere il salvadanaio e lasciare tutti i suoi risparmi, seppure pochi, per l’intervento della nipotina che non aveva mai conosciuto.”

La moglie, mentre il marito definiva gli ultimi dettagli con gli operatori negli uffici di AiBi, si e’ soffermata a lungo a guardare le fotografie dei bambini di Bucha, Boyarka, Volodarka ppesi sulle pareti dell’ufficio. ”Quello che mi ha colpito maggiormente sono gli sguardi tristi dei bambini più grandi: hanno visto per anni i loro amici essere adottati, ma loro vivono ancora in istituto.”

C’e’ un amore immenso in queste due persone, due genitori che non sono solo i genitori del ragazzino di 14 anni appena adottato, ma anche di tutti i bambini abbandonati. Sono andati in Ucraina per adottarne uno, ma sono rientrati a casa con centinaia di bambini nel cuore.