Storie di ordinaria disperazione: “Mamme che bruciano vive per fare da scudo ai loro bambini”.

mammabambino200Ogni giorno si discute sui numeri, quanti sono, se sono di più o di meno dell’anno scorso. Quanto ci costa andarli a “ripescare”, e quanto doverli mantenere. Quanti sono quelli che hanno cambiato rotta, quanti quelli che si riversano sulla via mediterranea. E ancora quanti ne muoiono per mare e quanti no. Numeri su numeri che non tengono più conto che si sta parlando di vite umane. Ed ecco che putacaso ti giunge una notizia che sembra da nulla, un’ “inezia” in mezzo al quotidiano abitudinario flusso di resoconti di barconi rovesciati. Tra tot salvati, tot cadaveri recuperati, tot dispersi, arriva questa “notizia” che ti strappa dalla logica dei numeri di massa e ti ricongiunge all’umano della persona.

Ecco l’ “inezia”: una mamma che con il suo corpo ha protetto i suoi due bambini, ha fatto loro da scudo. I piccoli si sono salvati, lei è morta. Un’altra storia di disperazione, un’altra tragedia sullo sfondo dell’ennesimo sbarco di migranti nel Canale di Sicilia.

È la storia di una madre, una trentatreenne del Mali: con i suoi due figli, una bambina di 9 anni e un bimbo di 6, si era imbarcata per raggiungere l’Italia. Quasi trecento persone, stipate su un gommone che si è spezzato, dopo 5 ore di navigazione in mare aperto. Lei, con il suo corpo, ha fatto da scudo ai suoi figli, li ha protetti e ha impedito che rimanessero schiacciati da altri migranti. E così, ha aspettato l’arrivo dei soccorsi. Ma non ce l’ha fatta. È morta, schiacciata lei stessa.

Quando si è accasciata – hanno raccontato alcuni dei 299 uomini e donne che erano con lei su quell’imbarcazione – pensavamo fosse svenuta. Poi ci siamo accorti che era morta e lo scafista voleva farci gettare il corpo in mare, ma ci siamo rifiutati”. “Ai bambini – hanno aggiunto quegli stessi migranti – abbiamo detto che la loro mamma stava dormendo, ma poi hanno capito”. E per ore, hanno vegliato il corpo senza vita della madre.

E non è l’unico caso. Perché anche di queste storie, purtroppo, se ne “collezionano” diverse. E raccontarle è un dovere per non perdere il contatto con la realtà.

Altro sbarco: in mezzo a un migliaio di migranti ci sono tre bambini rimasti soli. Le loro mamme sono tra le 11 salme portate giù per prime subito dopo l’arrivo in città. Sembra siano morte bruciate. Due fratellini di uno e quattro anni e un altro di cinque mesi, tutti del Camerun, tra i più piccoli giunti dal mare in questi mesi. Il più grande è riuscito a dire qualcosa in francese, ha riferito il suo nome e ha detto alle assistenti sociali e agli psicologi dell’Asp 6 che la mamma “si è bruciata”.

Come è successo per la piccola Favour, arrivata da Lampedusa a Palermo ad appena 9 mesi all’inizio della scorsa estate, per fortuna con un lieto fine.