Sudafrica, si apre la Conferenza Mondiale sull’AIDS. L’adozione l’unica speranza per l’infanzia in Africa

L’Africa é di nuovo protagonista. A Città del Capo, i maggiori esperti mondiali e ricercatori sull’Aids sono infatti riuniti in queste ore in occasione della conferenza della International Aids Society (Ias) per trovare nuovi farmaci in grado di eliminare il virus. Nel 2000 la Conferenza mondiale di Durban aveva per la prima volta analizzato il terribile impatto del virus Hiv nei Paesi in via di sviluppo.

L’Africa è il continente più colpito dall’Aids e le prime vittime sono proprio i bambini. Più di 10 milioni i minori nati nell’Africa Sub Saharina che hanno perso la loro famiglia a causa dell’Aids; lo riportano le agenzia delle Nazioni Unite UNICEF e UNAIDS. Un dramma per milioni di innocenti i cui genitori non hanno la possibilità di attingere alle cure necessarie per salvarsi.

In Kenya, Paese in cui Ai.Bi. opera con l’adozione internazionale dal 2008, i dati sull’infanzia sono allarmanti. Il National AIDS Control Council (NAAC) stima che il numero degli orfani nel Paese è di 2,4 milioni, circa la metà si trova in questa condizione a causa della morte di un genitore per Aids; 440.000 invece gli orfani di madre e padre per il virus.

Spesso i bambini che rimangono senza genitori vengono affidati informalmente (accade nell’11% dei casi), senza seguire quindi l’iter giuridico, a parenti e amici lontani. Divengono così i figli della comunità. Tuttavia accade che spesso le persone non siano in grado di garantire ai bambini un futuro sicuro a causa della povertà in cui vivono.

Chi non diventa figlio della comunità ha due possibilità: la vita di strada o l’istituto. Molti bambini scappano verso le grandi città per trovare un lavoretto o qualcuno che li aiuti a non soffrire più la fame. Il mondo che li aspetta li espone a rischi enormi che possono mettere a repentaglio le loro vite. Spesso quindi questi piccoli sono esposti ai rischi dello sfruttamento lavorativo e nei casi più gravi a quelli del turismo sessuale.

Altri vengono accolti in uno dei tanti istituti per bambini disseminati in tutto il Kenya. Trovano un rifugio e persone che li accolgono e si prendono cura di loro. Non soffrono più la fame e la sete, hanno la possibilità di andare a scuola, hanno un posto dove dormire e vestiti da indossare, ma non ricevono l’affetto necessario per una crescita e una svilluppo sereno. Non hanno una famiglia.

L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha affermato che l’infanzia ha il diritto alla cura e all’assistenza (Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, art.25). La Repubblica del Kenya ha riconosciuto questo principio e ha ribadito che il bambino deve avere il diritto a vivere ed essere curato e cresciuto da una famiglia (Children Act 2001, art. 6.1. e art. 6.3.).

Ecco quindi che l’adozione internazionale diventa l’ultima possibilità per un bambino che ha perso i genitori a causa dell’Aids e non è riuscito a trovare una famiglia disposta ad accoglierlo nel Paese.

L’unica speranza di salvezza.