Taglio del Cuneo fiscale: ecco che come cambiano gli stipendi per i lavoratori italiani

Una misura che diventa permanente: come cambiano stipendi, contributi e IRPEF con la nuova legge di Bilancio

Il dibattito sul taglio del cuneo fiscale è stato centrale negli ultimi anni, con richieste da parte dei sindacati e delle opposizioni di una riduzione del costo del lavoro per i dipendenti.

La legge di Bilancio 2025

I lavoratori stessi avevano espresso la speranza che il governo confermasse la misura introdotta dal governo Draghi e successivamente prorogata dall’esecutivo Meloni nel 2024. Tuttavia, quella decisione fu temporanea, limitata solo al 2024. Con la nuova legge di Bilancio per il 2025, invece, il governo ha reso il taglio del cuneo fiscale strutturale, garantendo stabilità a una misura che diventa parte integrante del sistema economico e fiscale italiano.

Come funzionerà il taglio del cuneo fiscale nel 2025?

La nuova manovra prevede un approccio innovativo, unendo una riduzione dei contributi con un piano di defiscalizzazione. Se fino al 2024 il taglio del cuneo era basato esclusivamente sulla riduzione dei contributi a carico del lavoratore dipendente, nel 2025 si applicherà un sistema misto. Questo porterà a un aumento dello stipendio netto in busta paga, grazie alla diminuzione dei contributi dovuti e a un incremento delle detrazioni fiscali per i lavoratori. Una novità che rappresenta anche un alleggerimento fiscale generale per i contribuenti italiani, con il prolungamento degli scaglioni IRPEF su tre fasce già introdotti nel 2024.

Che cosa cambia?

La struttura delle aliquote IRPEF rimane invariata, con il 23% applicato ai redditi fino a 28.000 euro, il 35% per i redditi tra 28.000 e 50.000 euro e il 43% per i redditi oltre i 50.000 euro. Inizialmente prevista solo fino al 2024, questa suddivisione viene ora estesa anche al 2025, con una possibilità di ulteriore revisione in caso di risultati positivi derivanti dal concordato preventivo biennale. Se gli introiti statali saranno soddisfacenti, l’aliquota del secondo scaglione potrebbe scendere al 33%, mentre la soglia di reddito su cui si applica potrebbe aumentare fino a 60.000 euro.
Riguardo al taglio del cuneo fiscale, il sistema cambia rispetto al 2024: la misura prevede infatti un’indennità non tassabile per i redditi fino a 20.000 euro. In particolare, sarà del 7,1% per redditi annui fino a 8.500 euro, del 5,3% per redditi tra 8.500 e 15.000 euro e del 4,8% per redditi tra 15.000 e 20.000 euro. Per chi percepisce redditi superiori ai 20.000 euro e fino a 32.000 euro, è prevista una detrazione fissa di 1.000 euro, che diminuirà progressivamente per i redditi superiori a 32.000 euro, azzerandosi del tutto oltre i 40.000 euro.
Con queste misure, il governo punta a ridurre la pressione fiscale sul lavoro dipendente e a favorire la crescita del potere d’acquisto dei lavoratori, affrontando in modo strutturale uno dei principali ostacoli economici del Paese: il costo del lavoro. Questo intervento si configura come un cambiamento di lungo termine, con la promessa di rendere il sistema fiscale e contributivo più equo e sostenibile per i dipendenti italiani.

[Fonte: InvestireOggi]