Un taglio che fa più male di altri: il Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile non sarà rinnovato

Oltre 800 milioni di euro raccolti e risultati concreti ottenuti, ma per il 2025 il Fondo non sarà rifinanziato e centinaia di progetti per contrastare la povertà educativa sono a rischio

Tra i tagli previsti dalla Legge Finanziaria approvata negli ultimi giorni del 2024 c’è quella al Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile.
Creato nel 2016 durante il governo Renzi, il Fondo aveva l’obiettivo di rimuovere gli ostacoli economici, sociali e culturali che impediscono ai minori di accedere pienamente all’istruzione. Un tema cruciale, se consideriamo che in Italia circa 1,4 milioni di minori vivono in povertà assoluta e altri 2,2 milioni in povertà relativa: numeri che inevitabilmente si riflettono sulla povertà educativa e l’abbandono scolastico.

Otto anni di risultati concreti

Negli ultimi otto anni, il Fondo ha permesso di avviare progetti sperimentali che sono diventati strutturali grazie a una sinergia tra fondazioni bancarie, Terzo Settore e Governo. Questo sistema virtuoso, alimentato da un credito d’imposta statale di 55 milioni di euro l’anno, ha raccolto complessivamente oltre 800 milioni di euro, garantendo interventi concreti e rendicontabili. L’impresa sociale Con i Bambini ha gestito il Fondo con progetti mirati, che hanno coinvolto comunità locali e amministrazioni di ogni colore politico, dimostrando l’importanza di un approccio infrastrutturale e non assistenzialista.
Per il 2025, il Governo non ha previsto alcuna proroga al Fondo, scelta che rischia di compromettere il futuro di centinaia di migliaia di bambini e adolescenti, colpendo i più vulnerabili. Non si tratta di eliminare semplici bonus, ma di fermare iniziative capaci di dare un reale supporto alle comunità. Un taglio che, come sottolineano molti operatori del settore, fa più male di altri.
Il mancato rinnovo del Fondo rischia di segnare un passo indietro per lo Stato, che sembrerebbe disinteressato a coltivare una cultura della solidarietà, preferendo tagli al bilancio rispetto al sostegno ai più deboli.

[Fonte: Corriere della Sera]

Le reazioni

Pressoché unanime la reazione negativa dal mondo del terzo settore. Come riporta il DomaniVanessa Pallucchi, portavoce del Forum del terzo settore, ha dichiarato: “Non rinnovare il fondo significa non rifinanziare progetti come questi. E non dare continuità al contrasto alle disuguaglianze e alle emergenze sociali come abbiamo fatto grazie alle sinergie costruite, basate sul principio di sussidiarietà sancito dalla Costituzione!”
“È necessaria chiarezza sul Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile” – sono state invece le parole di Marco Rossi Doria, presidente dell’Impresa sociale Con i Bambini, ente attuatore del Fondo, riportate da Avvenire. La preoccupazione non è tanto legata agli interventi già previsti, “Ma a quelli che dovremo fare nei prossimi anni. Il tema non è l’oggi o il domani. È il dopodomani. L’emergenza che abbiamo davanti infatti è strutturale e per questo servono risposte strutturali”.

I progetti di Ai.Bi.

Una situazione che conosce bene anche Ai.Bi., che ha visto nel corso degli anni diversi suoi progetti venire selezionati da Con i Bambini proprio nell’ambito del Fondo per il contrasto alla povertà educativa minorile. Lo sono stati, per esempio, i progetti “Panthakù. Educare dappertutto” e il successivo “Panthakù.com“, che nel territorio di Salerno hanno lanciato decine di iniziative per bambini, minori e ragazzi, incontrando il consenso di famiglie, scuole e comunità, e aprendo nuovi spazi a disposizione del territorio. Proprio in occasione di una delle iniziative più recenti, l’apertura di uno spazio di lettura presso i locali del Teatro Antonio Ghirelli di Salerno, Antonella Spadafora, di Ai.Bi. Campania, project manager di Panthakù.com, sottolineava l’importanza dell’iniziativa: “È fondamentale per noi creare una rete che coinvolga associazioni, enti e istituzioni nel segno della cultura”, così da creare luoghi “di ritrovo e accoglienza per le famiglie del quartiere.”
Ora, se nulla cambierà nelle decisioni del governo, tutte queste buone pratiche rischiano di non avere più un futuro.