Terzo Settore. Il coinvolgimento nel rilancio del Paese è una presa in giro del Governo

Mentre la Consulta ne chiarisce le radici profonde e costituzionali, l’esecutivo lo ignora. E la riforma brancola nel buio

A chiarire l’indispensabilità del Terzo Settore ci ha pensato anche la Corte costituzionale che, con la sentenza 131 del 20 maggio 2020, pubblicata il 26 giugno, ha fornito un chiarimento sull’articolo 55 del Codice del Terzo Settore, in materia di co-progettazione e co-programmazione tra enti pubblici ed enti come le cooperative di comunità, fondando la liceità di quanto previsto dalla norma sui dettami costituzionali. Il Terzo Settore, quindi, in base a quanto affermato dalla sentenza, conferma la solidità delle sue radici, addirittura piantate nella Costituzione. “Con questa sentenza – ha esultato la portavoce del Forum del Terzo Settore, Claudia Fiaschila Corte Costituzionale dà finalmente ragione alle tesi sostenute dal Forum e cioè che attraverso gli strumenti della co-programmazione e co-progettazione viene definita una prassi collaborativa tra istituzioni pubbliche ed enti di Terzo settore, nel riconoscimento di una comune finalità volta al perseguimento dell’interesse generale della comunità e in piena attuazione al principio costituzionale di sussidiarietà. La Corte non solo smonta la linea sostenuta, in alcuni casi, dalla giustizia amministrativa ma, attraverso una accurata disamina di tutta la normativa riguardante il Terzo settore e le precedenti sentenze della stessa Corte, ne consolida definitivamente il valore costituzionale. Si tratta di una svolta importantissima”.

Terzo Settore: dal Governo una presa in giro sul rilancio. A partire dagli Stati Generali

Già. Eppure, nonostante questo, sul Terzo Settore è calato un silenzio imbarazzante dopo gli Stati Generali dell’Economia di Villa Pamphilii, che si erano svolti con grandi squilli di tromba per un rilancio che avrebbe dovuto coinvolgere la cosiddetta società civile in maniera determinante. E questo nonostante anche il Commissario europeo per l’Economia, l’italiano Paolo Gentiloni, avesse affermato, in occasione della presentazione di Terzjus, l’Osservatorio di diritto proprio del Terzo Settore: “La fase che ci attende, della ripresa, della ricostruzione, del recovery plan così come lo abbiamo disegnato a Bruxelles è una sfida che richiede il protagonismo del Terzo settore”. “Limitare le diseguaglianze, rafforzare la resilienza dei nostri sistemi sociali – aveva aggiunto Gentiloni – è la grande sfida. E ha bisogno più che mai del contributo delle imprese sociali, dell’associazionismo, del servizio civile, di quell’esercito del bene comune che rappresenta una parte straordinaria del nostro Paese”.

Terzo Settore e Governo. Si parla di rilancio ma, per le adozioni, nessuna concertazione con gli enti

Del sostegno dal Governo al Terzo Settore e del suo coinvolgimento nella rinascita del Paese dopo l’emergenza sanitaria, però, restano al momento solo le dichiarazioni. I fatti sono molto meno promettenti. Si pensi, per sempio, al mancato invito, proprio in occasione degli Stati Generali, del Forum delle famiglie. Ma non solo. “Anche il mondo dell’adozione, che pure aveva visto aprirsi uno spiraglio – ha commentato per esempio il presidente di Ai.Bi. – Amici dei Bambini, Marco Griffiniè rimasto sostanzialmente al palo: la cabina di regia ‘Adozione 3.0’ non è stata invitata alla manifestazione di Villa Pamphilii e anche la concertazione per il decreto di sostegno agli enti autorizzati non c’è stata. Un decreto che non ha ancora visto la luce ma che, dalle notizie che stanno circolando, rischia di configurarsi come una vera e propria presa in giro rispetto a quanto era stato promesso dal ministro Bonetti”.

“In questa situazione – prosegue Griffini – piuttosto che fare annunci e promesse da marinaio, il Governo avrebbe forse fatto meglio a concentrarsi sull’attuare quanto già c’era, a partire dalla riforma del Terzo Settore approvata con una legge delega dal Governo Renzi nel 2015. Riforma che, dopo cinque anni, è ancora ben lontana dalla sua conclusione. Così siamo arrivati ormai all’ennesimo rinvio del termine perentorio entro cui adeguare gli statuti delle organizzazioni alle nuove norme, statuti che in ogni caso dovranno essere adeguati ma non potranno entrare in vigore fino a che non sarà istituito il Registro unico del Terzo Settore, di cui per ora non si hanno notizie. Nel frattempo è cambiata anche la disciplina fiscale e quindi quello che il Terzo Settore può fare e in che modo, ad esempio per quanto riguarda raccolta fondi o vendita di piccoli gadget per autofinanziamento. Poiché nessuno sa dire con certezza assoluta se per una determinata iniziativa è meglio affidarsi alla vecchia normativa, quella delle onlus, o è possibile fare riferimento alla nuova, o non si fa nulla o si fa e si spera che la propria interpretazione coincida con quella del finanziere che eventualmente dovesse venire a effettuare un controllo. Ma è possibile, dopo cinque anni, trovarsi ancora in queste condizioni? Non credo sia una situazione degna di un Paese che si considera civile”.