Tommaso è “figlio di nessuno”. Nato da madre surrogata in Ucraina, tolto alla coppia italiana “committente”: ora sarà dato in adozione.

bambino contesoBisogna mettere ordine: l’ordine naturale delle cose. Rispettare le leggi di natura senza forzarla (fino alla manipolazione) nell’ottica del soddisfacimento egoistico dei propri desideri. Perché poi a farne le spese è sempre il più debole e indifeso. La prima vittima è lui: quello che non ha chiesto nulla, neanche di essere messo al mondo. Eppure, non solo altri decidono per lui, ma poi di fatto rimane solo. Perché i pasticci creati sono tanti e tali che da figlio di “troppe persone” diventa  “figlio di nessuno”.

E’ quello che è successo a Tommaso (nome di fantasia), 4 anni nato da madre surrogata in Ucraina su “committenza” di una coppia di Cremona che non potendo avere figli ha ben deciso di pagare, comprare letteralmente (25 mila euro) una donna affinché partorisse per loro un bambino. Così come si fa con un paio di scarpe o un maglione. Mano al portafogli ed è fatta. Peccato che però in questo caso stravolgi ogni legge di natura, dello Stato, di senso civico, morale ed etico.

Risultato? Che ora il piccolo Tommaso, essendo state violate le leggi sia italiane che ucraine, che non riconoscono la pratica della maternità surrogata, è come se fosse figlio di nessuno e per questo sarà dato in adozione. I supremi giudici della Cassazione hanno, infatti, confermato le sentenze del tribunale minorile di primo e secondo grado di Brescia (contro il parere del procuratore generale che in Cassazione chiedeva l’annullamento dell’adottabilità) stabilendo che il piccolo deve essere dato in adozione perché l’Italia non riconosce la pratica della maternità surrogata e, in base alle legge, è come se fosse figlio di nessuno. È il primo caso del genere. Si tratta, in realtà, di una doppia violazione, perché non solo l’Italia non riconosce la madre surrogata ma è stata violata anche la legge Ucraina che richiede per gli «uteri» in affitto almeno il 50% del materiale genetico della coppia, mentre dall’esame del Dna è risultato che il figlio non ha tracce cromosomiche dei due cinquantenni cremonesi. L’aver in sostanza «comprato» un figlio è elemento — per i giudici — «di grave negligenza genitoriale».  Quindi, riepilogando, Tommaso non può tornare in Ucraina perché la mamma biologica non è “reperibile” (avendolo venduto alla nascita non ha l’interesse a farsi trovare); è stato tolto ai genitori di Cremona che lo avevano “acquistato” violando la legge: è quindi figlio di nessuno. Per questo la Cassazione ha deciso per la sua adottabilità.

Per il presidente di Ai.Bi.,  Amici dei Bambini, Marco Griffini, “hanno ben  fatto i Supremi giudici a ribadire che non si possono violare le leggi: d’altra parte finché il Governo non deciderà di ritornare ad investire ‘politicamente’ sulla adozione internazionale – ad iniziare dal nominare un membro dell’ Esecutivo ( Ministro o Sottosegratario )  sanando così l’ illegittimità dell’ attuale situazione in cui la carica di presidente e vicepresidente della CAI sono rivestite da una sola persona – le coppie senza figli ricorreranno ad ogni sorta di ‘escamotage violando anche le leggi. Senza pensare che al mondo ci sono 168 milioni di bambini abbandonati che cercano solo una casa che li accolga

Senza successo, marito e moglie hanno ulteriormente chiesto alla Cassazione di lasciare loro il bambino sostenendo che i tempi sono maturi perché l’Italia provveda a «individuare i valori condivisi dalla comunità internazionale armonizzandoli con il sistema interno». Gli «ermellini» hanno replicato – pur riconoscendo che il Consiglio d’Europa su questo tema lascia i Paesi membri abbastanza liberi di darsi regole – che «l’ordinamento italiano, per il quale la madre è colei che partorisce, contiene un espresso divieto, rafforzato da sanzione penale, della surrogazione di maternità».