Torino: mai più bambini senza famiglia

famigliaE’ necessario chiudere le comunità educative e aprire al loro posto le Case Famiglia per far sì che i bambini in difficoltà familiare possano trovare serenità e stabilità grazie all’accoglienza di una coppia di genitori affidatari. E’ questa una delle proposte emerse oggi durante il seminario “Io sono figlio” promosso dall’associazione Ai.Bi. in collaborazione con Chicco, presso la Sala Conferenze del Centro per le Relazioni e la famiglia.

Le comunità educative non danno al bambino alcun riferimento a figure genitoriali, essenziali per garantire un’equilibrata formazione dell’identità al bambino che ha già alle spalle un vissuto familiare travagliato. Il bambino ha bisogno di poter contare su una figura genitoriale, non un operatore. Per questo Ai.Bi. ha chiesto di chiudere le comunità educative e sostituirle con Case Famiglia gestite da una coppia di genitori sposati, formati e preparati per accogliere fino a sei bambini, aiutandoli a recuperare fiducia in se stessi nell’attesa che possano rientrare nella loro famiglia di origine o, laddove non fosse possibile, in una famiglia adottiva.

Per togliere i bambini dal limbo degli affidi sine die, l’affido dovrebbe essere realmente temporaneo. Si dovrebbe per questo inserire un limite temporale non prorogabile per la durata del progetto di affidamento. Potrebbe trattarsi della previsione dei due anni indicati nella legge 149/2001, oltre i quali andrà obbligatoriamente effettuata la scelta fra il rientro del minore nella famiglia d’origine o l’apertura del procedimento per dichiararne l’adottabilità, salvo casi eccezionali di proroga dell’affidamento.

Dare al privato sociale il ruolo di gestore dell’affido, questa un’altra priorità evidenziata durante il seminraio per migliorare l’affido. Le associazioni sono già in grado di agire e confrontarsi sulle tematiche relative all’affido, sulle sue modalità di attuazione, sul concreto significato della relazione affettiva ed educativa di cui il minore necessita. E’ importante realizzare il coordinamento tra associazioni familiari e servizi sociali rispetto alle attività svolte da entrambi e, al contempo, conferire alle associazioni familiari una maggiore autonomia nell’implementazione delle attività legate all’affido. In questo modo si raggiungerebbero due importanti obiettivi: valorizzare le realtà familiari operanti sul territorio e quindi più vicine ai genitori in difficoltà, offrire un valido supporto ai servizi sociali locali.

Infine anche l’apertura di nuovi “Punti famiglia” sul territorio, come quelli realizzati con il progetto AiBi-Chicco, saranno fondamentali per offrire servizi gratuiti di sostegno alla genitorialità e avvicinare le famiglie al tema dell’accoglienza. I “Punti famiglia” promuovono attività individuali e di gruppo: incontri gratuiti di sostegno alla genitorialità e uno sportello di sostegno psicologico per le famiglie, oltre ad attività ludiche e psicologiche per i bambini.

Presentata al termine del seminario la nuova Casa Famiglia “Il sorriso” promossa da Ai.Bi. con la collaborazione di Chicco.

“L’aver reso possibile l’inaugurazione di una nuova Casa Famiglia a Torino rispetto a una reale e contingente necessità presente nel nostro paese – spiega Francesca Catelli, Communication and Image Director Gruppo Artsana – è per noi fonte di gioia e soddisfazione, in quanto rappresenta il concretizzarsi di un obiettivo fondamentale: quello di poter dare il miglior supporto ad ogni bambino e famiglia, soprattutto dove il bisogno è maggiore”.

Un ringraziamento speciale a Chicco che, con Fondazione Paideia e Lottomatica, hanno reso possibile la ristrutturazione della Casa Famiglia “Il sorriso”.