Torino. Niccolò Pietro nato orfano di padre per il capriccio di due adulti e l’avallo illegale del sindaco.Diritti umani calpestati

Il ‘colpo di mano’ del primo cittadino del capoluogo piemontese , una scelta che va al di fuori della legge vigente, rappresenta un pericoloso precedente non soltanto perché sono proprio le istituzioni a non rispettare le regole che la società civile si è data, ma anche perché questo tipo di scelta produce artificialmente dei bambini deprivati fin dalla nascita di una delle due figure genitoriali

E invece, il diritto di ogni minore, sancito dal diritto civile nel nostro Paese, è ad avere un padre e una madre

Alla fine, di tutto il polverone che si è alzato sulla vicenda delle due mamme che hanno chiesto – e ottenuto – dal sindaco di Torino la registrazione come genitori di un bambino (una, peraltro, consigliera comunale del PD), finirà auspicabilmente con l’annullamento – come da protocollo – da parte del Prefetto della decisione vergata dal primo cittadino del capoluogo piemontese. L’elemento di novità grave, tuttavia, è che un sindaco compia scientemente un falso in atto pubblico, attribuendo genitorialità a una figura che non ne ha titolo per il diritto civile e lasciandosi andare, subito dopo, a dichiarazioni che vanno esplicitamente contro la legge.

Ma ciò che non può non interrogare l’opinione pubblica, al di là del ‘colpo di mano’ del sindaco Appendino – voluto ed espressamente compiuto nel disprezzo della normativa vigente – è il precedente pericoloso: la creazione volontaria di orfani ‘di Stato’. Sì, perché nonostante tutte le apparenti migliori intenzioni dell’istituzione comunale torinese, di fatto, il bambino che ha avuto la sorte di questa registrazione, la quale non tiene conto dell’articolo 250 del codice civile, per cui un bimbo è sempre e soltanto figlio di un padre e di una madre, rischia ora di dover crescere suo malgrado deprivato fin dall’inizio della fondamentale presenza di una delle due figure genitoriali – quella del papà – e con l’inutile ridondanza di una doppia figura materna. Negata per via amministrativa, la figura paterna riaffiorerà inevitabilmente, nel corso dell’esistenza di Niccolò Pietro, man mano che la sua vita andrà avanti.

Il tutto perché ai limiti imposti e alla via indicata dalla natura, ovvero alla lapalissiana (ma ormai, forse, non troppo) considerazione che i figli nascono dall’amore di un padre e di una madre e che, dunque, anche la natura ha imposto nella loro crescita – al di là della componente meramente biologica – la necessità che siano queste le figure che gli stiano accanto, è stato anteposto, anche a livello istituzionale, il desiderio egoistico e il delirio di onnipotenza parossistico di due persone dello stesso sesso di poter fare della vita e del futuro di un bebè ciò che più loro aggrada. Ma in questo modo i figli smettono di essere dono e diventano capriccio. E, come ogni buon genitore dovrebbe sapere, i capricci non sono mai cosa buona.