Torino. “Otto figli biologici non bastano: apriamo il nostro cuore ai tanti bimbi in cerca di affido”

amiciziaUn’amicizia nata oltre 20 anni tra un falò e un’escursione scout, cresciuta anno dopo anno, condividendo le gioie del matrimonio e dei primi figli. Un’amicizia destinata a fare grandi cose, a diventare qualcosa di più: un’unica e grande famiglia.

Gabriele e Alessandra; Ester e Alessandro: due coppie nella vita e ora con un progetto in comune. Aprire una casa famiglia in Piemonte perché “i nostri 8 figli biologici non bastano”, affermano in coro entusiasti e con gli occhi che brillano.

Gabriele e Alessandra hanno 4 figli biologici (Tommaso, Filippo, Giacomo e Michele) e uno in affido: Karim di 3 anlllni, è un bimbo russo-egiziano e vive con loro da un anno. “E’ la seconda esperienza di affido – racconta Gabriele – La prima è stata Alice, una meravigliosa bimba italo africana che dopo un anno e mezzo con noi, è tornata a vivere con i suoi nonni”.

Anche Ester e Alessandro hanno 4 figli piccoli biologici di cui due gemelli “ma non bastano – dice sorridendo Ester –  non sono mai sufficienti. I bambini sono una gioia infinita e tutto il resto perde valore. Per questo abbiamo aperto il nostro cuore all’affido di altri bimbi”.

Ma figli biologici e figli in affido per le due coppie di amici non è ancora “abbastanza”: si può fare di più. Si deve fare di più. Allora perché non aprire una casa famiglia?

“Siamo felici – racconta Gabriele – non vediamo l’ora di mettere in pratica questo progetto e confidiamo molto nell’aiuto di Ai.Bi. E’ un sogno che si realizza: dedicare la nostra vita e il nostro impegno ai bambini. Cosa si può desiderare di più?”

“Occuparsi di loro ti riempie il cuore  – continua Ester – e di sicuro non è facile. E’ un vero e proprio impegno ma ti assicuro che se hai pazienza e passione tutto è possibile”.

E a chi dice che “non ha tempo o la possibilità economica di mettere al mondo figli – assicura Gabriele – sbaglia. E’ solo un fatto di organizzazione e di condivisione. Certo non navighiamo nell’oro ma questo poco importa: la prima cosa che abbiamo insegnato ai nostri figli, a tutti indistintamente, è che bisogna condividere tutto, non c’è il mio e il tuo. Così mattone dopo mattone si costruisce la grande casa dell’amore”.