Un dramma nel dramma. Il lockdown ha calato il sipario sulle violenze domestiche. In aumento

Dopo la vicenda dell’uomo di Lecco: gli omicidi in famiglia sono numerosi. E nel 2020 si è aggiunto l’effetto dell’isolamento sociale

La vicenda dell’uomo di Lecco che ha ucciso i propri figli in vacanza prima di togliersi la vita ha riposizionato i riflettori dei media sulle violenze domestiche e i drammi famigliari. Drammi che, durante il lockdown per il Coronavirus, erano rimasti segregati nelle case degli italiani. Ma, non per questo, dimenticati. Anzi, la solitudine e l’isolamento, connessi in molti casi con i problemi economici derivanti dal blocco di tutte le attività, non hanno fatto che aggravare le situazioni più difficili. Che non sono certo un’esigua percentuale: secondo dati dell’Eures anticipati all’agenzia di stampa AGI, i numeri del 2019 parlano di 158 omicidi in famiglia, uno ogni 55 ore. In 19 casi le vittime sono state i figli. Con il calo degli omicidi legati alla criminalità organizzata, le uccisioni avvenute in famiglia o tra le mura domestiche rappresentano ormai quasi la metà del totale.

Lockdown e violenze domestiche. Omicidi in famiglia e figlicidi: i dati del 2019

“L’anno scorso – riporta l’AGI – gli omicidi in famiglia sono stati 75 al nord, 30 al centro e 54 al sud, complessivamente il 10,2% in meno rispetto ai 176 dell’anno precedente: ma le vittime degli ultimi quattro anni sono complessivamente 682. In due casi su 3, le vittime sono donne (la percentuale media degli ultimi quattro anni è pari al 66%) anche perché nel 48,5% dei casi la relazione vittima-autore va ricercata nell’ambito del rapporto di coppia: delle 158 vittime dell’anno passato, 48 erano coniugi o conviventi, 16 partner o amanti, 14 ex coniugi o ex partner. I figlicidi, dopo aver registrato una inquietante recrudescenza nel 2018 (da 20 a 33), sono scesi, come detto, a 19 nel 2019, con una incidenza del 12,1% sul totale. Sempre nell’ambito degli omicidi in famiglia, tra il 2016 e il 2019 quelli con due vittime sono stati 82 (7 nell’ultimo anno), quelli con tre o piu’ vittime 30. L’arma più usata si conferma l’arma da taglio (31,7%), seguita da quella da fuoco (27%) e dal soffocamento/strangolamento (15%) mentre la divisione in base alla fascia d’età rileva che ben 67 delle 682 vittime degli ultimi quattro anni – una su 10 – erano minorenni, e di questi 42 (il 6,2%) aveva meno di cinque anni”.

Lockdown e violenze domestiche: i dati ISTAT sulle chiamate di emergenza

Cifre che fanno accaponare la pelle. E destinate, quasi certamente, ad aumentare quando saranno disponibili i dati del 2020. Perché, per l’appunto, le misure di contenimento del virus e il lockdown hanno inciso pesantemente. Lo confermano i dati ISTAT sulle telefonate al numero di emergenza 1522 per le violenze domestiche: dal primo marzo al 16 aprile le chiamate giudicate valide sono aumentate del 73%. Le vittime che hanno chiesto aiuto sono aumentate del 59% rispetto al medesimo periodo dell’anno precedente. Una separazione, come nel caso dell’uomo di Lecco, può essere l’elemento detonatore di una situazione pesantemente compromessa, a livello psicologico. A farne le spese, spesso e purtroppo, come in questo ultimo e drammatico caso di cronaca, sono sempre i più deboli: i bambini.