Una battaglia per l’infanzia e la famiglia. Intervista alla senatrice Tiziana Drago

“Affacciamoci alla finestra e guardiamo cosa sta succedendo in questi giorni: neonati buttati giù, abbandonati nei cassonetti…”

La senatrice Tiziana Drago, insegnante, sposata con quattro figli, si è fatta, nella sua carriera, portavoce delle battaglie per la famiglia. Una battaglia condotta anche attraverso il canale del Forum delle Associazioni Familiari e poi approdata sugli scranni di Palazzo Madama. Marzia Masiello, responsabile delle Relazioni Istituzionali di Ai.Bi. – Amici dei Bambini, le ha fatto un’intervista a pochi giorni dalla celebrazione dell’anniversario della Convenzione ONU sui Diritti dell’infanzia.

Senatrice, da poco lei è passata dal Movimento Cinque Stelle al gruppo “Popolo Protagonista”

Si, il mio servizio all’Italia si inquadra nella mia storia di impegno per la vita, con le famiglie, l’infanzia, la scuola. Se il partito non accende questa attenzione necessaria e urgente occorre perseguire il proprio impegno verso una direzione coerente, in ambienti più favorevoli, dove non si stigmatizza il mio lavoro se partecipo a una manifestazione a Verona che difende la famiglia, mentre si tace se partecipo a una manifestazione organizzata da Lgbt a L’Aquila.

Ci vede della malafede?

Direi piuttosto cecità, se intenzionale o meno non saprei. L’una non sarebbe più o meno grave dell’altra.

Il Suo è un dissenso anche nei confronti del Governo?

No. Questo non è il momento di protestare ma di fare tutto il meglio possibile per favorire dialogo e coesione per il bene del paese. Desidero semplicemente avere la possibilità di far ascoltare la voce di chi e dignitosamente silenzioso, delle tante famiglie e cittadini che sono una risorsa immensa per il paese, ma che devono essere messe in condizione di poterlo essere.

La Sua esperienza nell’ambito del Forum delle Associazioni Familiari non è storia passata

Tutta la mia vita, il mio impegno è stato ed è a misura di famiglia. La famiglia è il cuore e motore dell’economia.

I suoi disegni di legge parlano

Certamente. Penso alle proposte sulla genitorialità come sulla riforma del welfare familiare e della scuola. Solo attraverso un approccio di riforma sistemica, sin dall’istruzione nella prima infanzia, per poi passare alle questioni di reddito, di fisco e di revisione dei tempi di vita e di lavoro, che incidono pesantemente, si possono dare opportunità e tutelare i diritti a quei tanti giovani che oggi sono sfiduciati.

Fra qualche giorno sarà il 20 novembre – giorno in cui si celebra l’anniversario della Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia

Affacciamoci alla finestra e guardiamo cosa sta succedendo in questi giorni: neonati buttati giù, abbandonati nei cassonetti… E’ importante avere nominato il presidente dell’Autorità nazionale, ma regioni come la Sicilia sono ancora in attesa di un Garante per l’Infanzia…

Si possono ancora immaginare tutele della vita anche per i tanti piccoli che non arrivano neppure o appena a nascere?

L’inverno demografico che stiamo drammaticamente attraversando, aggravato dal covid, impone una seria riflessione nel rivedere l’approccio all’aborto. La legge esiste, ma sono applicati solo gli articoli che eliminano la gravidanza come un problema da risolvere, quando invece è fondamentale promuovere la cultura della vita, implementando il lavoro dei consultori, applicando nuovi metodi e, soprattutto, avendo un approccio mentale totalmente nuovo, favorendo il parto in anonimato e non lasciando le ragazze e le donne sole nel dover assumere su loro stesse la responsabilità e la scelta se dare o meno alla luce un figlio, soprattutto quando hanno problemi economici

Ha citato L’Aquila dove Ai.Bi, è impegnata sin dal terremoto del 2009 e ora nel lavoro con le scuole anche durante il Covid

Sulla scuola in generale e ancor più in aree dove insistono particolari fragilità- penso alle aree interne e a regioni in cui c’è un alto tasso di dispersione scolastica- gli interventi devono e rispondere all’emergenza, sicuramente, ma devono essere allo stesso tempo strutturali, per formare una nuova classe di professori, possibilmente disponibili al chilometro zero rispetto ai loro luoghi di vita, capaci di formare a loro volta, anche grazie a tecnologie e metodologie esistenti nel mondo, le nuove generazioni che già ora si troveranno a dover sopportare ingenti pesi, nostra eredità…

Senza trascurare la necessità di lavorare sulla formazione permanente

Con la didattica integrata possiamo fare molte cose. Vi è la necessità di intervenire con un progetto che riguarda la formazione, avremo bisogno di coinvolgere tutte le aree della scuola creando sinergie, un’educazione personalizzata, più partecipativa, più immersiva per tutti gli studenti. Ma prima di tutto dobbiamo avere il coraggio di osare mettendo in campo grandi pensieri.