USA, le associazioni per l’infanzia contro il film «Orphan»

(New York) Anche un attivista sfegatato come Leonardo DiCaprio finisce per scivolare sulla buccia di banana del «politically incorrect». Orphan, il nuovo horror movie della sua Appian Way production company, ha scatenato un putiferio tra le agenzie Usa per le adozioni, che l’accusano di disseminare odiosi stereotipi e paure infondate nei confronti di milioni di orfani, mettendo a repentaglio le loro chance di trovare una famiglia.
Numerose associazioni per la protezione dell’infanzia abbandonata hanno addirittura invitato il Paese a boicottare il film, in arrivo nelle sale il prossimo 24 luglio. E una coalizione che riunisce i principali gruppi per l’adozione e l’affido temporaneo ha chiesto un incontro formale con Barry Meyer, il capo della Warner Bros. (lo studio che distribuisce il film) esortandolo a venire incontro alle loro inquietudini. Nel mirino dei critici è la trama della pellicola. La storia di Kate e John (Vera Farmiga e Peter Sarsgaard) una coppia che, dopo la tragica perdita del figlio deceduto prima di venire alla luce, decide di adottare Esther (Isabelle Fuhrman) incontrata all’orfanotrofio locale. Ma quando la piccola si trasferisce nella loro casa, un’allarmante serie di disgrazie inspiegabili si manifesta, tanto da spingere Kate a credere che nella bambina ci sia qualcosa di mostruosamente sbagliato e che il suo aspetto angelico nasconda in realtà qualcosa di terribile.
Ce n’è quanto basta, insomma, per far gridare allo scandalo. «Il film finirà per aizzare l’opinione pubblica contro milioni di bimbi innocenti in attesa di una famiglia in America e all’estero», punta il dito nella sua lettera inviata a Meyer la Congressional coalition on adoption institute, una lobby che raccoglie ben 11 tra i più importanti gruppi pro-adozioni, che accusano Orphan di «far leva sulla paura inconscia di molti secondo cui gli orfani sono tutti psicotici, incapaci di guarire dalle ferite provocate da abusi, maltrattamenti e abbandono». Uno dei firmatari, Jedd Medefind della Christian alliance for orphans, ha lanciato dal sito web OrphansDeserveBetter. org una petizione per costringere la Warner Bros. ad aggiunge¬re un messaggio pro-adozione alla fine del film, donando una parte degli incassi al botteghino agli orfanotrofi. «Il film sembra suggerire che gli orfani siano merce danneggiata – teorizza Mefefind – e che le adozioni possa¬no distruggere una famiglia».
Immediata la risposta della Warner Bros. «Stiamo considerando l’ipotesi di aggiungere un messaggio alla fine del film, quando uscirà in dvd», dice il portavoce Scott Rowe. Non sarebbe il primo cambiamento. Quando il trailer del film è stato preso di mira dagli avvocati delle adozio¬ni e dai loro blog, la major aveva prontamente sostituito la controversa frase pronunciata da Esther, «Deve essere difficile amare un bimbo adottivo come fosse tuo», con «Non credo che mamma mi voglia molto bene». Ma non tutti gli avvocati pro-adozione condividono lo sdegno. «Tutto questo baccano ha un sapore squisitamente promozionale – ironizza sul suo blog Marley Greiner, fondatore dell’influente gruppo Bastard Nation – portando un monte di pubblicità gratis a un film che altrimenti sarebbe finito nel dimenticatoio». Ed è comunque singolare che nella Hollywood del baby-boom, dove le star fanno a gara per diventare genitori, i «cattivi» di turno siano sempre più spesso i bambini.
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