Utero in affitto. L’orrore disumano va punito. Anche all’estero

Mentre in Parlamento si dibatte su due proposte di legge per rendere reato anche all’estero il ricorso alla maternità surrogata, apprendiamo la triste storia di Brigit, nata disabile e subito rifiutata

Sono due i progetti di legge che puntano a rendere punibile anche all’estero il ricorso all’utero in affito che, ormai da settimana scorsa, sono all’esame del Parlamento italiano, e in particolare della Commissione Giustizia della Camera dei Deputati. Le due proposte di legge vedono, come prime firmatarie, rispettivamente Giorgia Meloni di Fratelli d’Italia e Mara Carfagna di Forza Italia. La legge 40 del 2004, infatti, punisce chi “realizza, organizza o pubblicizza” la maternità surrogata sul territorio nazionale. Ma i legislatori dell’epoca non avevano pensato all’influenza che avrebbe potuto avere il processo di globalizzazione in questo campo. E, così, non è infrequente apprendere di coppie italiane omosessuali o eterosessuali che vi fanno ricorso all’estero, dove la GPA non è reato.

Utero in affitto punito anche all’estero? La storia di Brigit dimostra perché sarebbe giusto…

Lo scandalo dell’utero in affitto è tornato alla ribalta delle cronache dopo la vicenda dell’Hotel Venezia di Kiev, in Ucraina. Di recente un documentario sulla vicenda è stato proposto dal magazine La Nuova Bussola Quotidiana. Nel corso del filmato, tra le altre cose, viene raccontata la storia di Brigit, una bambina nata disabile da una madre surrogata proprio in Ucraina. “I suoi genitori l’hanno abbandonata“, si spiega nel documentario, dopo aver scoperto che la bambina aveva una disabilità. L’infermiera pediatrica dell’orfanotrofio che ha preso in custodia la bimba ha provato a contattare i genitori, ma questi hanno risposto minacciandola.

Questo è tutto. Non abbiamo più parlato e ho capito che non la vogliono più”, racconta l’infermiera. E neppure la madre biologica, la donna che, dietro compenso, ha “prestato” il suo utero per il concepimento della piccola, ha voluto prenderla con sé. Una storia, quella di Brigit, di ordinaria disumanità. Perché proprio questo è la maternità surrogata: un processo per cui la disumanizzazione e la contemporanea mercificazione del concepimento, della maternità, divengono qualcosa di ordinario. Nel mondo, intanto, e su queste colonne non ci stancheremo mai di ricordarlo, 180 milioni di bambini abbandonati attendono una famiglia che possa abbracciarli con un gesto d’amore. Che, di certo, non è la prenotazione di un bambino “su misura”. Quello, piuttosto, è un orrore disumano. Che, in quanto tale, va punito.