Vedova con due figli vuole fare un lascito a un’associazione. Ecco come scrivere il testamento

Avendo solo due figli come eredi e volendo lasciare parte del proprio patrimonio a un ente benefico, ci sono degli accorgimenti da rispettare nello scrivere il testamento di proprio pugno. Vediamo quali sono

 Buongiorno,
ho una domanda alla quale spero possiate rispondere: vorrei lasciare parte dei miei beni e un ente di volontariato. Io sono vedova, ho due figli, una casa di proprietà, alcuni titoli e un conto corrente.
Come devo scrivere il mio testamento per poter tener fede al mio desiderio ma nello stesso tempo non scontentare nessuno?
Grazie

Buongiorno e grazie per la fiducia accordataci con la sua domanda, che è molto diretta.
Il testamento è un atto di volontà personale e, quindi, non possiamo permetterci di “scrivere” il suo testamento, tuttavia cercheremo di fornirle alcune informazioni che possono essere molto importanti per la stesura.
Iniziamo dicendole che potrebbe rivolgersi a un notaio fornendogli tutte le informazioni necessarie e lui avrebbe, oltre che la competenza, anche il ruolo istituzionale per redigerlo e successivamente pubblicarlo.
Comprendiamo, però, che lei preferirebbe scrivere il testamento di suo pugno: in casi come questi si parla di testamento olografo, che va, appunto, scritto per intero, datato e firmato.
Inevitabilmente, scrivendolo di persona, dovrà porre attenzione al contenuto.
Dai dati forniti si evince che i suoi due figli siano gli unici eredi per legge e, in assenza di testamento, erediterebbero tutti i suoi beni in quote uguali. In presenza di un testamento, invece, la quota per loro si riduce ai due terzi, mentre l’altro terzo spetta proprio all’erede designato attraverso il testamento. Nel suo caso: l’associazione che deciderà di indicare.
Avendo considerato gli eredi, ora veniamo all’eredità.

Come dividere l’eredità all’interno del testamento

Tutti i suoi beni cadono in successione, ovvero entrano a far parte della successione che i suoi eredi riceveranno. Ma potenzialmente non “cadono in successione” solo i beni: se lei in vita ha fatto una donazione o una liberalità a uno dei figli, il valore di questa donazione entra anch’essa nella successione e va in compensazione tra i beni dei fratelli.
Si tratta del cosiddetto datum (cioè quanto è stato dato in vita), che si unisce al cosiddetto relictum (cioè quanto è effettivamente rimasto a lei al momento del decesso) e, insieme, costituiscono l’eredità complessiva.
Il datum, per legge, viene compensato tra gli eredi che non hanno ricevuto nulla in vita.
Si tratta di un’eventualità che nella nostra risposta non consideriamo perché comporterebbe delle complicazioni nella definizione delle quote, ma abbiamo preferito comunque spiegarla nel caso si ritrovasse in questa situazione.
Considerando esclusivamente il suo patrimonio mobiliare e immobiliare al momento del decesso, invece, occorre comunque fare una distinzione: ai figli deve lasciare i due terzi (un terzo ciascuno) e all’ente di volontariato l’altro terzo.
La divisione è libera, nel senso che può definire lei, liberamente, quali beni lasciare ai figli e quale destinare all’ente, purché mantenga le frazioni indicate.
Una volta redatto il testamento, dovrà poi conservarlo o consegnarlo a una persona di fiducia (oppure, eventualmente, anche a un notaio) per la pubblicazione al momento del decesso.
Un consiglio che possiamo darle è quello di evitare di cedere quote di immobile a enti terzi, per difficoltà nella gestione da parte dello stesso. Meglio, quindi, lasciare la parte immobiliare ai figli, anche per ragioni sentimentali, e la liquidità all’ente, indicando eventualmente il fine per cui viene donato.
Sperando di averle fornito utili indicazioni, la ringraziamo e salutiamo cordialmente.

Ufficio Diritti