Vittorino Colombo, lo “zio” di tanti bambini adottati in Cina

colomboLa Cina è vicina”, è il titolo di un vecchio film del regista Marco Bellocchio. Vittorino Colombo, negli anni sessanta, muoveva i primi passi di una carriera politica parlamentare brillante e costellata di ruoli di primaria importanza negli esecutivi che si sarebbero via via succeduti nel tempo.

Una carriera iniziata nelle file della Democrazia Cristiana, con numerosi incarichi di prestigio nel partito, che lo portò ad assumere ripetutamente la carica di ministro della Repubblica, fino a diventare Presidente del Senato italiano nel 1983.

Nel 1971, per la verità, la Cina non era una realtà vicina per l’Italia e l’Europa, quanto piuttosto un contesto isolato, quasi dimenticato. Vittorino Colombo, allora ministro per il Commercio con l’Estero, intuì che era necessario anticipare la storia, aprire un varco, costruire un ponte con la realtà cinese.

Decise così, proprio nel 1971, di fondare l’Istituto Italo Cinese per gli scambi economici e culturali, di cui sarebbe stato Presidente per 25 anni fino alla sua morte (1° giugno 1996). Un Istituto pensato da Colombo come ponte per scambi di conoscenza ed esperienze in campo culturale, economico, politico tra due realtà con marcate differenze, tuttavia entrambe culle di importanti civiltà.

L’incontro tra le civiltà, nella concezione di Vittorino Colombo – che in questo si dimostrò precursore di un’esigenza oggi fortemente attuale – rappresentava il cardine per costruire una comunità mondiale capace di garantire a tutti i suoi componenti un reale progresso, pur rispettando le caratteristiche peculiari e distintive di ciascuno.

Un secondo momento, essenziale nell’apertura della Cina all’Italia, fu il 1989, anno dello sgretolamento del blocco sovietico e svolta per i paesi socialisti nel mondo. Il regime di Pechino sedò con fermezza le dimostrazioni studentesche, – restano incancellabili le immagini di piazza Tienanmen – e il mondo cinese sembrò richiudersi nuovamente su stesso, di fronte a un Occidente che non gli risparmiava dure sanzioni.

Ancora una volta con visione lungimirante e sapiente pragmatismo, l’azione politica di Vittorino Colombo, allora membro della Commissione permanente Affari Esteri, portò l’Italia nel 1991, con l’allora Primo ministro Giulio Andreotti, a bucare per prima il buio dell’isolamento internazionale della Cina, visitando il paese. A questa seguì la visita del premier cinese Li Peng a Roma nel 1992.

Pur nell’affermazione della propria identità liberaldemocratica, l’Italia fu protagonista assoluta nella mediazione e nella riapertura delle relazioni tra la Cina e l’Occidente.

Da allora il nome di Vittorino Colombo è legato alla costruzione di un “nuovo corso” nei rapporti politici, economici e diplomatici con la Cina e ai rapporti amichevoli con i massimi dirigenti della Repubblica Popolare Cinese: Zhou Enlai, Zhao Ziyang, Hu Yaobang, Li Peng, Jiang Zemin e Deng Xiaoping.

Marco Griffini, Presidente dell’Associazione Amici dei Bambini, che in Cina opera da 5 anni come Ong riconosciuta dallo stato centrale nelle adozioni internazionali, ha parole di gratitudine per l’opera svolta da Vittorino Colombo. “Sono personalmente molto legato alla Cina e a Vittorino Colombo, perché sono stato suo segretario particolare; – ricorda GriffiniColombo fu uno dei primi italiani ad andare in Cina negli anni ‘70. Ho visitato la Cina per la prima volta nel 1978.”

 “Ogni volta che si va in Cina, – prosegue Griffini – un pensiero dovrebbe essere tributato a Vittorino Colombo, per il suo ruolo nell’aprire le porte della Repubblica Popolare Cinese all’Europa nelle adozioni internazionali. Possiamo considerare questo illuminato statista italiano, grande amico dell’Associazione amici dei Bambini, come lo “zio” di tanti bambini adottati in Cina.

Oggi, se “la Cina è vicina”, lo si deve anche, o soprattutto, all’impegno di Vittorino Colombo.