Vogliamo adottare: la mia malattia cronica sarà un ostacolo?

Cara Ai.Bi.,

proprio oggi per me e mio marito è iniziato il percorso verso l’adozione internazionale. Come già sapevo, uno dei passaggi da compiere da parte sia mia che del mio coniuge sarà la visita medica. Proprio questo mi terrorizza: purtroppo soffro di una malattia cronica, scoperta da poco meno di un anno, che riesco a tenere sotto controllo con dei medicinali specifici. Tuttavia, non è semplicissimo riuscire a sopportarla. Se non fosse così, ovviamente, non mi spaventerebbe affrontare la visita medica e non avrei tanta paura che il nostro percorso di adozione si interrompa in così breve tempo.

Riuscite a dirmi a che cosa vado incontro e che cosa dovrò aspettarmi? La mia malattia potrebbe essere un ostacolo?

Grazie,

Ilaria

 

 

ireneCara Ilaria,

la possibilità di diventare mamma attraverso l’adozione internazionale è concessa, in teoria, anche a coloro a cui la vita sta riservando prove dure e pesanti. Non sono poche, infatti, le persone affette da patologie che hanno comunque provato la gioia di diventare genitori.

Entrando nel concreto, la questione ruota attorno a due punti fondamentali.

Il primo: la patologia di cui soffre uno degli aspiranti genitori non costituisce in assoluto un ostacolo all’adozione. La legge italiana consente il rilascio del decreto di idoneità anche a persone che hanno qualche problema di salute. Questo è uno dei tanti fattori che viene analizzato dai Servizi sociali e dal Tribunale per i minorenni, i quali scelgono quindi autonomamente come considerarlo nell’ambito di una più ampia e complessiva valutazione della coppia che chiede l’autorizzazione ad adottare.

Tuttavia – e vengo al secondo aspetto da considerare – la sua condizione di salute dovrà essere vagliata anche dal Paese di origine del minore. Ogni Paese ha una sua legislazione che deve essere rispettata: in alcuni, per esempio, la diagnosi di una malattia è più incisiva rispetto alle risorse che una coppia può garantire. Alcuni Paesi, per esempio, per concedere a un aspirante genitore di adottare, impongono che la malattia sia superata e che siano passati ben 5 anni dalla guarigione. Altri Stati, invece, non pongono alcun paletto in questo senso.

Sicuramente l’amore che due genitori possono dare a un bambino non può essere giudicato da nessuno, né condizionato da una malattia. Ma allo stesso tempo è necessario tenere conto delle leggi che regolano i Paesi esteri.

In conclusione, il mio consiglio è questo: affronti con calma e con coraggio le cure che le vengono proposte e si cimenti allo stesso tempo con le procedure adottive. Non si faccia prendere dal panico e non perda le speranze.

Tanti auguri per tutto,

 

Irene Bertuzzi

Adozioni internazionali di Ai.Bi.