Xi’An. Famiglia Raimondo: “Per trovare nostra figlia abbiamo attraversato il mondo: dall’Ecuador alla Turchia passando dall’Italia fino in Cina: Noa Jia ci aspettava”

raimondo 1Una famiglia che più internazionale non si può. Mamma Rosana è originaria dell’Ecuador, papà Marco di Roma, Antonio, 5 anni, è nato a Istanbul e la piccola Noa Jia, 2 anni e mezzo, ha gli occhi a mandorla e arriva da Xi’An. Ecco a voi i Raimondo, con una casa a Torino ma globetrotter per natura, testimoni per #iosonoundono.

Andare in Cina, da cui sono tornati lo scorso ottobre, ha allargato i confini dell’accoglienza di Rosana e Marco, dipendenti di una azienda automobilistica per la quale da sempre hanno molto viaggiato.

Abbiamo vissuto in vari paesi e prossimamente è possibile che ci siano altri traslochi – dice Rosana – ma il viaggio verso la Cina è stato davvero speciale, anche grazie alla presenza di Antonio, che, seppure ancora piccolo, in molte circostanze ha svolto un ruolo fondamentale nell’accogliere Noa Jia”.

Quando la piccola è arrivata al luogo dell’incontro, all’ultimo piano di un grattacielo in cui a Xi’An ha sede il ministero deputato per le adozioni, “ci siamo subito accorti che era spaventata ed era sul punto di piangere – dicono Rosana e Marco  – ma tratteneva le lacrime e restava immobile. Antonio in quel momento è stato bravo perché ci ha aiutato, si è avvicinato a lei per darle il regalino che avevamo portato e una caramella. A quel punto la bambina non ha pianto e ha cominciato a interagire con noi. Poi, arrivati in albergo cercava una strada per comunicare con noi e quindi piangeva e faceva i capricci: su consiglio anche delle psicologhe le abbiamo dato il tempo di sfogarsi e lentamente si è calmata”.

Così, trascorso il periodo in Cina e la prima conoscenza reciproca, Noa Jia ha inizialmente espresso il suo attaccamento alla mamma, poi al papà. E con il fratellino? “Dopo il primo contatto, all’inizio entrambi erano come indifferenti l’uno all’altro, ci aspettavamo forse maggiore intesa già dai primi giorni – dicono i genitori – : in realtà è stato un comportamento molto naturale, Antonio, ancora piccolo, aveva ancora bisogno di molte attenzioni, Noa Jia doveva conquistare spazi. Oggi è tutto diverso: sono molto legati, mangiano dallo stesso piatto, ogni tanto sono gelosi uno dell’altro come tutti i fratelli. Antonio a tratti non la vuole vedere, un attimo dopo è molto protettivo nei suoi confronti”. Del resto anche nella scelta del nome per la sorella, Antonio è stato coinvolto fin da subito: “Certo, gli abbiamo dato una selezione di nomi – dice Rosana – ma è lui che ha scelto il nome Noa da accostare al nome cinese Jia”.

L’adozione, nel caso in cui siano già presenti bambini in famiglia, è certamente un momento delicato per tutti i bambini e quindi mamma e papà stanno cercando di dedicare spazi esclusivi per entrambi. “Per il momento sono in maternità – dice Rosana – così, con l’aiuto di una babysitter, dedico buona parte del pomeriggio solo ad Antonio”.

Il cammino dell’adozione, nel cuore di Marco e Rosana, è iniziato tempo fa, quando vivevano in Turchia.

L’idea iniziale dell’adozione è partita da me anche perché ho una cugina adottata da piccola e ho potuto vedere come questi bambini possono rinascere – spiega Rosana – tuttavia non ho trovato ostacoli in Marco! Quindi nel 2011 al rientro da Istanbul, dove abbiamo vissuto per 4 anni e mezzo, abbiamo iniziato le pratiche adottive che, nel tempo ci hanno portato in Cina. Inizialmente per me era naturale pensare al Sud America ma in realtà per noi il paese non ha mai fatto alcuna differenza”.

Noa Jia, bambina che mostra già il suo lato femminile  “ha la passione per i trucchi, le scarpe e i vestiti,  è nata con una atrofia anale, patologia per la quale è già stata operata in Cina. “A Milano abbiamo fatto alcuni accertamenti – racconta papà Marco – Dobbiamo senz’altro attendere che la bambina cresca per una valutazione definitiva: al momento l’intestino ancora non lavora molto bene e deve avere l’aiuto di un lassativo ma ci hanno assicurato che potrà condurre una vita normale”.

La bambina è vivace, socievole e intelligente, capisce lo spagnolo della mamma e l’italiano del papà e proprio in questi giorni comincia a dire parole più definite. “Antonio lo chiama ‘gnagno’ perché è il modo in cui in Ecuador diciamo fratello, mamma e papà invece sono le parole imparate subito. Tuttavia abbiamo capito che sarà una grande chiacchierona – conclude Rosana – : ogni tanto si mette vicino all’orecchio il pacchetto dei fazzoletti e lo usa come telefono per intavolare i suoi discorsi!