Con “Stato civile”, la cultura gender arriva sulla Rai in fascia protetta. Gandolfini: “Un tentativo di colonizzazione ideologica pagata con i soldi degli italiani”

gandolfiniLa Rai trasformata in un “salotto gender, anzi una palestra gender”. Così Massimo Gandolfini, presidente del comitato “Difendiamo i nostri figli”, commenta la decisione di mandare in onda, dal 26 al 30 dicembre, in prima serata, le repliche di 5 puntate del programma “Stato civile. L’amore è uguale per tutti”, in cui si raccontano storie personali di amore omosessuale. Una decisione che, per Gandolfini, “non ha niente a che vedere con i fondamenti del nostro Stato e neppure con la civiltà. È semplicemente una provocazione di cattivo gusto messa in atto dall’emittente pubblica con i soldi dei cittadini”.

Al centro dello scandalo è in particolare la decisione della direzione di Rai 3 di trasmettere le repliche in piena fascia protetta, quando nelle case degli italiani le famiglie sono a cena insieme ai bambini.

Il costo delle 6 puntate del programma, realizzato con filmati amatoriali, è di 600mila euro. Una cifra pagata con il canone degli italiani per assistere a un’opera di propaganda della cultura gender, con tanto di anelli, cuoricini, abiti da cerimonia, accessori per la festa, bombette, cravatte, farfallino e torta per gli sposi, tutti rigorosamente omosessuali.

È quello che Gandolfini definisce “un tentativo di colonizzazione ideologica”, con cui “si cerca di far passare l’idea che le unioni civili sono omologabili alla famiglia naturale”. “E’ un equivoco voluto – denuncia il medico bresciano –, perché le unioni civili sono solo affettive, ma non garantiscono il mantenimento della specie”. Ma “di fronte a questo distinguo, i cattivi maestri del gender parlano di discriminazione”.

È palese, per Gandolfini, la volontà di colonizzare e rieducare attraverso la tv.Stato civile – spiega – costituisce un messaggio subliminale astuto e subdolo per dire che non esiste più la famiglia, ma qualcosa che va oltre: strutture che si modellano non sulla diversità sessuale, ma sull’identità di genere”. E per fare passare il messaggio dell’omogenitorialità si utilizzano anche i bambini.

“Di fronte a queste trappole televisive – continua il presidente del comitato “Difendiamo i nostri figli” -, c’è da chiedersi da dove vengano gli input e chi sia a voler far pagare alle famiglie italiane un prezzo così alto”. Il popolo italiano, del resto, ha già bocciato la legge sulle unioni civili “con i numeri e la passione dei due family day”. “Possibile che la Rai non se ne sia accorta?”, si chiede Gandolfini. Che rivolge un appello al presidente della Rai, al direttore generale e alla Commissione di vigilanza: “E’ scandaloso utilizzare denaro pubblico per una propaganda ideologica che sa di indottrinamento da Stato etico – dice Gandolfini -, quando il comune sentire della gente è quello che l’articolo 29 della Costituzione dichiara: le famiglie nascono dall’unione fra uomo e donna”.

Alla luce di tutto questo, la fondazione Citinzengo – nata per promuovere il rispetto in tutti i contesti della dignità umana e dei diritti che scaturiscono da essa – ha lanciato una petizione con cui si chiede alla dirigenza Rai di sospendere immediatamente la messa in onda del programma, e “di smettere di usare i soldi pubblici per sponsorizzare tendenze culturali di una lobby ideologica che mira alla rottamazione completa della famiglia e del diritto dei bambini di avere una mamma e un papà!”

 

Fonte: La Verità