Il ritorno dalla Cina. Shan: “Si è aperta una porta e ho visto delle persone grandi con dei palloncini che mi salutavano. La mamma mi ha detto che erano i nonni”

cina-imgMigliaia di chilometri con un solo grande obiettivo: diventare la nuova famiglia per un bambino abbandonato. Con questo spirito, il 18 settembre, 8 coppie italiane sono partite alla volta della Cina per quello che è stato sicuramente il viaggio più emozionante e più importante della loro vita.

Sono partiti da Venezia, Roma, Trieste, Milano, Bologna, Brescia e due da Torino. Sono i neo-genitori adottivi che hanno completato il loro percorso di adozione, almeno dal punto di vista burocratico. Perché la parte più bella e più difficile è stata il 20 settembre, quando per la prima volta, queste coppie hanno incontrato i loro figli. Amici dei Bambini ha seguito giorno dopo giorno queste 8 coppie, raccontato emozioni, ansie, paure e lacrime di gioia:  le ha messe tutte insieme nello speciale  Diario dalla Cina e ora le accompagna fino al loro rientro in Italia.  Da Xi’An, dove si trova la casa di accoglienza in cui fino a oggi hanno vissuto i loro bambini, alla casa definitiva: quella in Italia dove potranno crescere in serenità con il loro papà, mamma e fratelli. 4 maschietti e 4 femminucce, tutti piccoli, tutti “speciali”. Basti pensare che il più grande ha solo 2 anni e 3 mesi, mentre l’ultimo arrivato ha un anno e 4 mesi.

E chi meglio se non uno di loro per raccontare il viaggio di ritorno? Quello che segue è il racconto di Shan a cui occhi sembra tutto strano, diverso e buffo. Dai nomi “italiani” ai posti alla sua nuova stanzetta dalle pareti tutte colorate. Giorni intensi in cui ha conosciuto anche i nonni…

Care Cristina, Marta e Lisa,

che nomi buffi che avete. Io sono abituato con Ying, Wang, Chen Li, i vostri nomi sembrano tanto simili a quelli del mio papà e della mia mamma. Siete ben strani voi!

Finalmente il mio papà oggi è un po’ stanco così mentre lui si riposa ci penso io a scrivere un po’.  Sapete, io sono ancora un bambino e nessuno mi ha ancora imparato a scrivere bene, però ci provo. Poi quando il mio papà si sveglierà chiederò a lui di mandarvi questo scritto per mail perché io non sono ancora capace di fare la lumachina. Ho trovato il tasto, è vicino alla “L” di Lorenzo, il nome del mio papà, ma se lo schiaccio esce sempre “ò”. Devo farmi aiutare da lui.

Ieri abbiamo trascorso tutto il giorno sull’aeroplano. Io ho dormito un paio di volte assieme alla mia mamma, e anche Pietro per un po’ di tempo non si è più sentito. Invece Emma è stata sveglia tutto il viaggio e il mio papà continuava a chiamarla. Non riusciva a vederla probabilmente, era sempre lì a saltare da un sedile ad un altro, a correre tra i piedi delle hostess (ma non devono mica essere delle belle bambine le hostess? Per me erano tutte brutte!), a scherzare con Kapil e Ying, ma lui non la vedeva, continuava a chiamarla. Quando non dormivo, il mio papà mi ha fatto camminare tanto tanto. L’aereo era lunghissimo, non finiva più anche se a me sembrava di vedere sempre le stesse facce. Si spostavano un po’ da una parte e un po’ dall’altra ma erano sempre lì: quello senza scarpe era sempre vicino al bagno, quello che russava e aveva una maschera di carnevale sugli occhi era sempre lungo e disteso, quella signora che mi salutava sempre e mi diceva delle parole che non capivo l’avrò incontrata duecento volte.

Poi finalmente siamo arrivati in un posto bello, luminoso, dove tutti dicevano “oui”, “bonjour”, “au revoir”, e anche lì ho camminato tantissimo. Sentivo il mio papà che diceva alla mamma: “Lascialo andare in giro così magari sull’altro aereo starò un po’ seduto!” e così è stato anche perché per fortuna ci siamo stati poco tempo. Poi a un certo punto il papà si è messo a piangere mentre guardava fuori dal finestrino dicendo: “quello è il Po!” e subito dopo siamo arrivati. Abbiamo salutato Kapil, Ying, Luca e Alessandra e poi abbiamo preso le nostre valigie. Subito dopo si è aperta una porta e ho visto delle persone grandi con dei palloncini che mi salutavano. La mamma mi ha detto che sono i nonni, infatti anche oggi li abbiamo visti un sacco di volte, ma ieri non mi sono staccato dalla mamma se non per camminare ancora un po’ prima di salire su un pullman piccolo piccolo. Ancora più piccolo di quello dell’Istituto. Era bianco e si chiamava con un nome simile al vostro: Giulietta. Ma si può chiamare un pullman con un nome da bambina? Un pullman si dovrebbe chiamare Bao, Tao, Xiao, o al massimo, usando i vostri nomi, Gastone o Golia, non Giulietta. Siete ben strani voi!  

Non mi fidavo io di un pullman del genere e allora sono rimasto serio tutto il tempo. Poi siamo arrivati in una bellissima casa. E la mamma mi diceva: “Questa è la tua camera da letto, dove c’è il tuo lettino vicino a quelli di Emma e Pietro; vedi che sulla porta c’è scritto il tuo nome?” ho chiesto a Emma di fare un po’ di foto per farvela vedere.  Ma voi avete mai visto dei muri colorati? Io mai, forse per quello che ero così felice. C’è un muro poi in cui ci sono disegnato anche io, l’ho sentito dire dalla mamma. A me non sembra di assomigliargli se non per gli occhietti. E poi ci sono anche Pietro, sul ramo vicino a me, Emma, quella più in alto di tutti, strano vero? La mamma, che riconoscete dagli occhi e il mio papà, che è il capo, si vede! Mi sa che quella scimmietta che è lì appesa al ramo vicino a me e a Pietro sei tu Cristina, so che ti piace sempre scherzare ed essere così sorridente, poi Lisa la vedo là in alto che svolazza lontano, e invece Marta, sempre un po’ nascosta è lì proprio sopra di me, la vedete? In basso vicino alla mia casetta invece c’è la Cristina di Pechino, non poteva che essere gialla lei! Mitico! Ci siamo tutti e nove!

La mamma mi ha detto che il disegno ce lo hanno regalato i nonni. Probabilmente il nonno Rino e il nonno Antonio hanno costruito il muro e la nonna Roberta con la nonna Bibiana lo hanno pitturato. Troppo forti i miei nonni! Poi abbiamo dormito tanto. Il mio lettino è comodo ma non riuscivo a girarmi questa notte. A me piace andare in giro nel letto di notte ma non ci sono riuscito per colpa di quel paracolpi. Per fortuna il papà questa mattina lo ha fatto togliere alla mamma, non sono mica un bambino piccolo io!

Ci siamo svegliati presto e abbiamo fatto colazione. Avete visto la foto? C’è ancora l’orologio con l’ora della Cina. Pietro mi ha detto che lo avevano spostato sull’ora della Cina per sapere sempre cosa stavo facendo io mentre ero lontano. Per esempio quando loro facevano colazione come oggi io stavo facendo il pisolino!

E’ proprio bella la mia casa, sono contento di essere qui!

Poi oggi abbiamo anche pranzato. Era bello contento e soddisfatto della sua pasta e della sua bistecca. Venerdì mi hanno battuto le mani quando mi hanno pesato e hanno visto che sono pesante otto chili. Ma loro sono un po’ distratti perché sulle carte che gli hanno consegnato c’è scritto che io quando avevo quasi due anni, a 21 mesi per l’esattezza, pesavo già più di otto chili. Ma poi da allora ho iniziato a lasciarmi andare e sono arrivato a pesare pochissimo. Per fortuna loro si sono accorti solo dopo una settimana che pesavo sei chili e otto. Se mi avessero pesato subito non so cosa sarebbe successo. Per fortuna sono arrivati a prendermi se no … voi per caso sapete cosa mi è successo in quel periodo? Io non ricordo nulla. Poi, quando si sveglia il papà glielo chiedo. Comunque è acqua passata e non ci voglio più pensare.

Oggi poi ho finalmente provato la bicicletta. Era tre settimane che il papà continuava a dire bici, bici, bicicletta. E io non capivo cosa fosse. Oggi la mia mamma mi ha legato su un seggiolino e ho iniziato a sentire una bella arietta sul viso. Ora vado perché il mio papà si sta svegliando e devo chiedergli di spedirvi questa lettera.

A presto, anzi prestissimo (mercoledì prossimo) ci vedremo.

Shan