«Cara Sabrina, l’adozione è l’unica scelta per ogni bambino abbandonato»

La scorsa Lettera al Direttore, dal titolo Per un bambino abbandonato di 10 anni è meglio attivare un sostegno a distanza o fare un’adozione?, ha suscitato un dibattito che si è tradotto in decine di commenti.

Diversi ed entusiasti anche gli accessi al nuovo sondaggio di Ai.Bi., abbinato al titolo della Lettera. Al 91% i votanti si sono dichiarati favorevoli all’adozione, il sostegno a distanza è stato preferito dal restante 9%. 
Marco Griffini, presidente di Ai.Bi., ha voluto aggiungere la sua voce. Ecco la sua risposta alla nostra lettrice Sabrina.

 

Carissima Amica Sabrina,

il bambino abbandonato, se è adottabile, va senza alcun dubbio adottato. La sua è una vera ferita: curarla è il più alto atto di giustizia che si possa compiere per lui e coincide con l’atto più bello che si possa compiere su questa terra.

Non ascoltate gli uccelli del malaugurio, che parlano di fallimenti: l’abbandono è un male (forse il più grave che possa mai capitare a una persona umana) e ogni bambino aspetta, giorno dopo giorno qualcuno che possa (non solo in senso metaforico) estirparlo dal suo cuore e farlo guarire. Solo perché qualche adozione fallisce dovremmo in partenza rinunciare? Caso per caso, bisognerebbe esaminare il fallimento adottivo e il destino di ogni bambino coinvolto nel presunto fallimento. Per l’adozione internazionale, parliamo di cifre che sfiorano appena l’1%. È come se dovessimo rinunciare a intervenire su tutti gli ammalati di cancro, solo perché ne guariscono non più del 50%.

Adottatelo quindi con fiducia e serenità. E vedrete che la vostra vita cambierà totalmente. E scoprirete che sarà lui a indicarvi la via da seguire quando nuvole minacciose si addenseranno sulla vostra famiglia. Se sarete previdenti, scoprirete anche come fare del vostro psicologo (colui o colei che vi ha accompagnati nel vostro abbinamento) il miglior amico del vostro bambino.

Se poi deciderete di non tenere per voi la vostra adozione come un dono esclusivo, ma di testimoniare la vostra scelta adottiva a quanti sono nel dubbio, scoprirete intorno a voi un mondo meraviglioso e difficilmente crederete ai vostri occhi.

Questo però non vi esclude dal pensare a un sostegno a distanza: anzi, proprio perché diverrete genitori adottivi dovreste aver già sentito nel cuore il dovere di pensare anche al «vostro altro figlio», quello che è rimasto laggiù, e che non ha avuto ancora la fortuna di venire adottato. E il sostegno a distanza, specialmente il sostegno one to one (che sfortunatamente solo Ai.Bi. per ora ha attivato, almeno a quanto ci risulta), è un aiuto eccezionale per il bambino abbandonato perché mette in movimento tutta la sua capacità di recupero dell’autostima. Il pensiero che qualcuno da lontano abbia voluto cercare proprio lui, in modo del tutto gratuito e senza conoscerlo, riaccende la sua voglia di vivere e nutre la sua speranza di trovare, un domani, nuovi affetti e una nuova famiglia.

Con questo sostegno a distanza lei accompagnerà l’«altro suo figlio» verso una futura adozione. E lui la accoglierà con maggior entusiasmo: perché, grazie a lei, avrà potuto conoscere già il significato di «un gesto di amore gratuito». Se purtroppo non sarà adottato avrà comunque a fianco una persona preziosa e sensibile, che saprà accompagnarlo con affetto e amicizia. Quindi carissima Amica questo è il mio consiglio: adotti senz’altro quel bambino che la sta aspettando con trepidazione e attivi un sostegno a distanza one to one per un altro bambino abbandonato del Paese del suo futuro figlio.

Marco Griffini, presidente di Ai.Bi. Amici dei Bambini