“Trattati come delinquenti senza il minimo rispetto per la persona”

Sabina scrive:

Buongiorno,

Anche io e mio marito abbiamo effettuato tutto il percorso per poter adottare un bambino: le visite mediche richieste, i colloqui con la psicologa e gli assistenti sociali e il colloquio con il giudice per essere alla fine giudicati non idonei in quanto, secondo loro, non in grado di gestire i problemi derivati dall’abbandono a causa delle nostre esperienze passate. Il giudice in realtà con noi non è stato così “puntiglioso” ma anzi, ha cercato di aiutarci purtroppo senza riuscirci. Anche noi abbiamo avuto la sensazione di essere trattati come delinquenti senza il minimo rispetto per la persona. Io mi rendo perfettamente conto che bisogna tutelare il bambino ed è giustissimo che venga fatto, ma si deve considerare anche che la coppia sta facendo una scelta d’amore senza che nessuno li abbia obbligati e che, comunque, soffre per il fatto di non poter avere figli. Anche noi eravamo molto scoraggiati e non sapevamo davvero cosa fare, poi è successo il miracolo. Fortunatamente il mio problema è stato risolto e io e mio marito aspettiamo un bimbo nostro, resta però l’amarezza per come siamo stati trattati e per quel bimbo che forse non avrà mai una mamma e un papà. Dicono di voler tutelare i bambini, ma il male non l’hanno fatto a noi, bensì a quel bambino che ha perso la sua occasione di avere una famiglia. E’ proprio per questo che ho dato la mia disponibilità a Ai.Bi. di poter aiutare come volontaria e sarò ben felice di poterlo fare.


Carissima Sabrina,

cosa aggiungere a quanto da lei scritto?

Le motivazioni per la  negazione dell’idoneità sono ormai le più svariate a seconda degli operatori che si incontrano durante l’iter.

L’obiettivo dovrebbe essere quello di accompagnare la coppia in questo percorso, aiutarla a capire quali sono i problemi e le difficoltà dell’adozione internazionale oggi; non dovrebbe certamente essere quello di giudicare e, ancor peggio, arrivare a dire a due persone che hanno fatto una scelta d’amore, di non essere in grado di essere dei buoni genitori. Migliaia di bambini hanno bisogno di una mamma e un papà, non di un istituto.

Un abbraccio

Irene Bertuzzi, area Formazione e Accompagnamento di Ai.Bi. Associazione Amici dei Bambini