12 anni di calvario per riavere i miei figli e non sono ancora finiti

Tiziana, una mamma leonessa che lotta per i suoi figli contro un marito violento e un “sistema” che a volte non riesce ad aiutare i più fragili. Urge l’avvocato del minore.

Ogni giorno 63 minori vengono allontanati dalle famiglie di origine per decisione dei tribunali minorili o su segnalazione dei servizi sociali. Una ricerca dell’Università di Padova parla di 160mila allontanamenti negli ultimi vent’anni.

Ma è sempre necessario?

La storia di Tiziana, raccontata ad Avvenire rappresenta un caso emblematico di cosa accada quando, alcune volte, il “sistema” non riesca a funzionare come dovrebbe, proteggendo una mamma e i suoi bambini.

Tiziana nell’intervista riportata ad Avvenire ci tiene subito a sottolineare: ”Non sono una mamma coraggio”. Lei si sente “solo” una mamma e come tale, pur se sulle spalle porta il peso delle tante violenze e ingiustizie subite, diviene una leonessa quando si tratta dei propri cuccioli.

Sono 8 anni che lotta per loro.

Una vita di abbandono quella di Tiziana. Un’infanzia trascorsa in un Istituto per bambini soli. Abusata ad 11 anni da un padre affidatario che doveva proteggerla. Picchiata da un uomo violento, padre dei suoi figli che aveva promesso di amarla e al quale si era affidata quando aveva solo 24 anni.

Tradita da un “sistema” che a volte non riesce a proteggere come dovrebbe e come vorrebbe i suoi cittadini più fragili.

Quando il padre dei suoi figli diviene il suo aguzzino, Tiziana per un po’ sopporta, si illude di poterlo cambiare, ma tra il 2011 e il 2012 spinta dal terrore che vedeva accendersi negli occhi dei suoi figli decide finalmente di chiedere aiuto!

Prima tappa un centro antiviolenza. “Papà le stringe il collo, la mamma diventa tutta viola. Papà mette il coltello alla gola della mamma. Papà porta in camera la mamma stringendola con la cintura” dichiarano i bambini al personale del centro.

Tanti incontri, tante promesse, ma Tiziana racconta che per avviare la pratica servono soldi che purtroppo la donna non ha e quando torna a casa ad aspettarla c’è l’incubo.

Nell’estate del 2012 Tiziana trova la forza di andare dai carabinieri della stazione Mazzini di Bologna, il maresciallo che l’ascolta la rassicura e allerta immediatamente i servizi sociali, disponendo con urgenza l’allontanamento di mamma e bambini dalla casa familiare. Così per Tiziana e i suoi figli si aprono prima le porte di una struttura protetta, poi, dopo qualche settimana, i servizi sociali decidono il trasferimento in una casa famiglia dell’hinterland bolognese.

Lì nessuno ci picchiava più, ma tutto il resto non funzionava: indifferenza, cibo avariato, topi, bambini spostati di qui e di là come pacchi senza che io potessi intervenire – sottolinea la donna- Ho chiesto aiuto prima all’assistente sociale, poi al giudice minorile e mi hanno sottoposto a una visita psichiatrica non autorizzata».

Ma nella mente di Tiziana tutto funziona benissimo. La donna si lamenta delle inefficienze e di tutta risposta viene riportata nella casa protetta. «Mi hanno spiegato che serviva un percorso di sostegno – racconta –E poi, mi dicevano, dobbiamo preparare gli incontri dei bambini con il padre”.

Padre che intanto era stata condannato per violenza, con una sentenza confermata nei tre gradi di giudizio. Tiziana si oppone agli incontri ma non c’è nulla da fare.

La mamma leonessa, decide allora, dopo l’ennesima richiesta inascoltata, di tornare dai carabinieri per segnalare tutto ciò che non andava  nel “sistema” e lì racconta, scatta la “punizione”.

I suoi bambini sono rimandati da quel padre violento, che terrorizzava i suoi figli con le botte date alla loro madre e a Tiziana, dopo due anni di incontri protetti, viene impedito ogni contatto con i suoi piccoli.

Quattro anni di sofferenza. Al dolore della violenza Tiziana ha dovuto aggiungere quello dell’abbandono da parte delle Istituzioni a cui si era affidata, a cui aveva gridato la sua storia, divenendo da vittima a colpevole. “Tua figlia non ti vuole più vedere”, le raccontavano, ma lei sapeva che non era vero.

Il mese scorso Tiziana ha riabbracciato per la prima volta, dopo 4 anni, la sua ragazza che le ha raccontato di tutti i messaggi e i regali che la mamma mandava e che nessuno le ha mai consegnato. Mentre il figlio, nel frattempo diventato maggiorenne, soffre di una grave forma di disfunzione alimentare.

Perché a volte, un “sistema” che dovrebbe tutelare i più fragili non riesce a portare a termine il proprio compito?

La Commissione d’inchiesta approvata dalla Camera la scorsa settimana su proposta di Stefania Ascari (M5S) intende far luce proprio sul mondo dei minori fuori famiglia e tra i primi obiettivi ci sarà proprio quello di verificare l’operato delle comunità di tipo familiare che accolgono i minori.

Speriamo inoltre che quanto prima venga colmato il vuoto normativo presente in Italia in tema di difesa dei più piccoli con l’istituzione della figura dell’ avvocato del minore, rendendo la sua nomina obbligatoria dal momento in cui il minore si trovi a vivere delle situazioni di difficoltà che necessitino un intervento istituzionale sul nucleo familiare.